In Cina il 2019 comincia oggi. Il nuovo anno, rappresentato secondo l’oroscopo cinese dal maiale, simbolo di fortuna e ricchezza, inizia all’insegna del piano strategico China Manufacturing 2025, un’iniziativa nata per allontanare il Paese dallo stereotipo dell’essere il world’s factory floor (merci a buon mercato e di bassa qualità) verso prodotti e servizi di valore superiore.
La fase economica in cui si inserisce questo piano non è però fra le più favorevoli. La guerra economica e commerciale instaurata fra Pechino e Washington ha limitato le possibilità espansive del Dragone nel recente passato e ora rischia di avere ricadute anche sui Paesi più vicini geograficamente e sui principali partner commerciali.
Jason Pidcock, Head of Strategy, Asian Income di Jupiter AM
“È finita l’epoca dei surplus delle partite correnti a livelli record, particolarmente utili per finanziare la prosperità economica del paese. La Cina ha registrato il suo primo deficit in 20 anni nei primi sei mesi del 2018. Ciò significa che le autorità cinesi non sono più in grado di aumentare la spesa per le infrastrutture come lo sono state finora, poiché comporterebbe un aumento delle importazioni di commodity difficilmente finanziabile in un momento in cui le casse del governo appaiono sempre più vuote”, ha spiegato Jason Pidcock (nella foto), Head of Strategy, Asian Income di Jupiter AM.
A fronte di queste difficoltà, si è parlato molto di possibili misure di svalutazione della moneta cinese a favore delle esportazioni e del saldo delle partite correnti. Una mossa quest’ultima che gli Stati Uniti interpreterebbero come fortemente ostile in un momento in cui stanno cercando di riequilibrare i rapporti commerciali con la Cina.
Anche se non prevedo una svalutazione a breve termine del renminbi nei prossimi anni – ha spiegato Pidcock -. A mio avviso, ciò eliminerebbe alcune delle pressioni sul sistema finanziario del paese e stimolerebbe la competitività.
Da qualche tempo, la Cina ha perso il primato di sede prediletta per l’outsourcing da parte di produttori globali, lasciando il posto a paesi come il Vietnam e il Messico. In particolare, la combinazione di livelli salariali interessanti con la prossimità a mercati chiave, come gli Stati Uniti, hanno reso il Messico particolarmente attraente”. La ricetta di Pidcock? Eccola.
In questo clima, preferisco limitare la mia esposizione verso la Cina, privilegiando le aziende di proprietà privata con bilanci solidi, le imprese con attività guidate dal consumo interno rispetto a quelle che esportano e con un buon livello di liquidità delle azioni, in modo da poter reagire rapidamente ai cambiamenti
L’insieme di questi fattori si traduce nella nostra limitata esposizione diretta di Jupiter AM verso la Cina. Al momento la società di gestione è investita in quattro società, che costituiscono circa l’11% del Jupiter Asia Pacific Income Fund:
Tutte e quattro realizzano la maggior parte dei loro ricavi nel mercato interno cinese, nessuna di loro esporta in modo significativo e, soprattutto, le loro aree di attività non si sovrappongono. Tutte beneficiano di una maggiore crescita dei consumi, in quanto il reddito disponibile della popolazione continua a salire.
Come imprese, dispongono anche di bilanci solidi e le loro azioni sono liquide, e ciò rende più semplice aumentare o diminuire l’esposizione sul titolo. “Trattandosi di un fondo income, il dividend yield è fondamentale, con tre delle quattro società con rendimenti che considero molto buoni”, ha chiosato il gestore di jupiter AM.
Tencent rappresenta un’eccezione degna di nota, offrendo bassi dividend yield, che però dovrebbero crescere discretamente; inoltre, la società ha un saldo netto di cassa in bilancio e prevediamo una crescita costante dei suoi utili.
Limitare l’esposizione diretta alla Cina, tuttavia, non può isolare completamente il resto del portafoglio da qualsiasi cambiamento delle sorti dell’economia cinese. Le economie asiatiche vicine potrebbero avvertire rapidamente l’impatto di un rallentamento della Cina. Per gli investitori nella regione, è fondamentale rimanere attenti all’effetto domino dell’indebolimento della Cina sugli altri paesi asiatici.
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