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Crisi degli asset russi e crollo rublo: la strategia di GAM per uscire dalla palude

Gli asset russi stanno vivendo una fase di mercato difficile. GAM Investments spiega le strategie per fronteggiare questo momentum

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Alessio Trappolini

Le recenti sanzioni economiche tese a penalizzare la Russia e i suoi asset sono balzate alla ribalta dell’audience globale in seguito a un presunto attacco chimico del governo siriano con il sostegno militare della Russia, attacco fortemente condannato dal Presidente Trump. Queste sanzioni sono diverse da quelle imposte nel 2014, quando la Russia invase la Crimea: allora agli investitori statunitensi fu proibito di acquistare nuovi titoli, mentre ora non possono detenere nessuna forma di debito o azione nelle entità sanzionate.

Secondo Paul McNamara, direttore degli investimenti per le strategie Emerging markets di GAM Investments, sostiene che questa volta le sanzioni “tentano di penalizzare non solo le aziende, ma anche le persone che le posseggono e gli ufficiali governativi. Si tratta di una rappresaglia nei confronti della Russia, per essere intervenuta nelle elezioni del 2016”.

In altre parole, gli investitori sono stati costretti a vendere le loro posizioni esistenti. Il risultato è un deciso declino dei prezzi degli asset russi: il mercato azionario è sceso dell’8%, i rendimenti delle obbligazioni governative hanno raggiunto i 50 punti base e il rublo è sceso al 10%.

“La Russia ha rappresentato una sovraponderazione diffusa nei portafogli obbligazionari e azionari dei mercati emergenti, con la conseguente attrazione di afflussi significativi in seguito al miglioramento dei fondamentali economici del Paese”, ha commentato McNamara in un report fatto circolare questa mattina, aggiungendo che in realtà le dimensioni di questi movimenti “riflettono l’incertezza degli investitori, che temono che tali sanzioni possano inasprirsi, spingendoli a ulteriori vendite forzate”.

In realtà, vuole far notare McNamara, il recupero economico della Russia è stato favorito dal rialzo delle quotazioni del petrolio che hanno “promosso gli scambi e i bilanci fiscali. Al contempo le riserve di valuta estera sono cresciute costantemente fino a toccare 458 miliardi di dollari dai 350 miliardi di dollari degli inizi 2015. Al contrario della Turchia, il bilancio pubblico e la bilancia dei pagamenti russi sono molto solidi”.

Crisi asset russi e crollo rublo, bisogna aver paura?

Gli investitori si trovano oggi davanti a un difficile enigma: un inasprimento delle sanzioni avrebbe sicuramente un ulteriore impatto negativo sui prezzi degli asset russi, ma senza di esso, l’impatto macroeconomico sarebbe minimo, rendendo le valutazioni estremamente convenienti. L’imprevedibilità della Casa Bianca rende ancora più difficile per gli investitori valutare la situazione e le loro posizioni.

È importante chiarire che il debito sovrano non è direttamente interessato dalle sanzioni. Le stime suggeriscono che gli investitori stranieri posseggono 1/3 del mercato obbligazionario locale, equivalente a 40 miliardi di dollari, mentre l’evidenza aneddotica suggerisce che hanno acquistato dollari statunitensi al posto dei rubli per neutralizzare l’esposizione ai cambi dalle loro posizioni obbligazionarie, piuttosto che tentare di vendere le obbligazioni in condizioni di mercato difficili. Ciò aiuta a spiegare perché il rublo abbia sofferto più delle obbligazioni locali.

La strategia di GAM Investments per fronteggiare la crisi degli asset russi

McNamara ha spiegato la strategia di GAM Investments per fronteggiare la crisi russa. “A febbraio abbiamo ridotto la nostra esposizione alla Russia, considerando che gli asset locali avevano già avuto una performance forte e che quindi sarebbero state necessarie quotazioni del petrolio nettamente più alte per ottenere guadagni maggiori”.

Ecco perché GAM per ora rimane neutrale sulle obbligazioni locali di Mosca, quantunque con una duration leggermente long, perché “ci attendiamo un ulteriore taglio dei tassi da parte della Banca centrale, a causa dei bassi livelli d’inflazione”.

Ricordiamo che il fondo non è esposto al debito societario russo, tuttavia ha mantenuto una lieve sovraponderazione nel rublo: “questo riflette la nostra valutazione positiva dei mercati emergenti in generale e ci ha aiutato a controbilanciare la nostra significativa sottoponderazione in Turchia (scesa al 5,5% in questo mese, il secondo risultato peggiore finora).

La posizione combinata di long duration e sovraponderazione sui cambi del portafoglio ha portato a una detrazione relativa marginale in pochi giorni, sebbene la strategia continui a sovraperformare il proprio benchmark in periodi più lunghi, anche da inizio anno a oggi”.

Per concludere, la situazione sul fronte moscovita va monitorata con grande attenzione. Per ora le autorità russe hanno risposto alle sanzioni sospendendo i normali acquisti di dollari statunitensi e fornendo liquidità agli attori locali. Non è escluso che anche la Banca centrale potrebbe ridurre il proprio ciclo di taglio dei tassi.

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