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Dietro la guerra dei dazi Usa nessuna teoria economica, solo agenda politica

Alla base della guerra commerciale promossa da Donald Trump verso Cina ed Europa non vi è una specifica dottrina economica quanto semmai l’esigenza di soddisfare l’agenda politica sbandierata in campagna elettorale. E attenzione alle conseguenze che l’imposizione delle tariffe può avere sulla crescita economica e sull’inflazione dell’Europa

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Alessio Trappolini

Gli ultimi giorni hanno visto una nuova brusca accelerazione dei botta e risposta fra Stati Uniti e Cina sui temi commerciali. Vista dalla prospettiva europea i provvedimenti dell’Amministrazione Trump potenzialmente più pericolosi sono quelli relativi al mercato dell’automobile. La manovra colpirebbe in via principale la Germania e, di conseguenza, andrebbe a minare le prospettive di crescita dell’Europa che, nonostante i progressi fatti in termini di diffusione dell’espansione economica, è ancora molto legata ai trend teutonici.

Secondo Tom Stubbe Olsen, gestore del Nordea 1 – European Value Fund e fondatore di Mensarius AG (nella foto in pagina), c’è da sperare che l’instabilità della situazione non peggiori ulteriormente. “Una potenziale escalation potrebbe portare alla rottura delle catene di approvvigionamento alle quali fanno affidamento molte aziende e danneggiare i processi di produzione, dato che le dogane potrebbero ritardare o bloccare le spedizioni”, ha spiegato Olsen.

L’imposizione di nuovi dazi può influenzare l’inflazione europea

L’imposizione di tariffe commerciali da parte degli Usa verso l’Europa andrebbe ad incidere negativamente anche su di un altro aspetto, ancora poco trattato. Olsen mette l’accento sulle conseguenze che ulteriori dazi al commercio avrebbero sull’inflazione.


Tom Stubbe Olsen, gestore di fondi presso Nordea Asset Management

In un primo momento le Banche centrali potrebbero apprezzare questo aiuto contro la deflazione e accelerare il percorso di rialzo dei tassi di interesse. Nessuna teoria economica supporta la tesi che iniziare una guerra commerciale aumenti la ricchezza delle parti coinvolte, direttamente o indirettamente. Non è una buona notizia nemmeno per l’economia globale, o per quella europea, o per la crescita degli utili societari. Temiamo, in effetti, che l’attuale amministrazione statunitense non stia seguendo alcuna teoria economica, ma si stia muovendo solamente all’interno di un’agenda politica”, ha chiosato Olsen.

Nella visione del gestore un modo per tutelarsi potrebbe essere quello di puntare su società con un solido franchise che hanno il potere discrezionale di aumentare i prezzi al consumo nel caso si rendesse necessario.

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