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I fondi alternativi tornano di moda

Il progressivo ritiro di liquidità da parte delle Banche Centrali richiede più attenzione nella gestione del rischio. Ecco perché il 2017 ha segnato il ritorno sulla scena finanziaria globale degli hedge fund

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Alessio Trappolini

Il progressivo ritiro di liquidità da parte delle maggiori Banche Centrali globali potrebbe riproporre alla ribalta della scena finanziaria mondiale i fondi alternativi, meglio noti con l’espressione anglosassone hedge fund.

Questa categoria di fondi d’investimento è reduce da anni poco brillanti per quanto riguarda i rendimenti, tuttavia il recente incremento della volatilità ripropone questi attori della finanza globale come una valida alternativa per quegli investitori che vogliono ampliare il rendimento senza però incrementare la componente azionaria all’interno del proprio portafoglio.

In questo quadro, il pericolo di un’accelerazione sulla stretta monetaria da parte della Federal Reserve è dietro l’angolo. Nel caso in cui domani Jerome Powell, neo governatore della FED, annunci un ritmo più serrato per quanto riguarda i ritocchi al costo del denaro nel 2018 (vale a dire 4 rialzi dei tassi d’interesse), il comparto obbligazionario potrebbe risentirne.

Un contesto di tassi d’interesse bassi (anche se in risalita siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi) e volatilità in aumento amplifica il bisogno degli investitori di una meticolosa diversificazione di portafoglio, da realizzare attraverso strumenti finanziari alternativi.

“Ecco perché nel 2017 si è registrata un’inversione di tendenza per quanto riguarda il mondo degli alternativi e, in particolare, per gli hedge fund”, ha commentato Matteo Ramenghi, capo degli investimenti di Ubs Wealth Management Italia, in un’intervista pubblicata oggi su un quotidiano nazionale.

“Dopo diversi anni di difficoltà dovuta soprattutto a performance deludenti, l’anno scorso l’industria degli hedge fund ha registrato una raccolta di oltre 10 miliardi di dollari. Gli asset in gestione hanno raggiunto un nuovo record di oltre 3000 miliardi di dollari", ha chiosato l’esperto.

Secondo Ramenghi la tendenza dovrebbe continuare e gli hedge fund dovrebbero continuare a beneficiare di maggiori allocazioni da parte soprattutto di fondi pensione e family office, a scapito degli investimenti in fondi tradizionali.

Difatti gli hedge fund e i fondi alternativi sostengono un’operatività attiva che può andare sia in direzione long che short, ottimizzando così le strategie di copertura in modo opportunistico mentre invece i fondi tradizionali sono tipicamente obbligati ad operare long-only, salvo l’attuazione di strategie di copertura.

Non bisogna andare tanto lontano con il tempo per trovare criticità del modello tradizionale in casi di repentine fiammate di volatilità. Ne è un esempio il fondo statunitense LJM Preservation and Growth, che nell’arco di due soli giorni ha prosciugato i risparmi dei propri clienti gettandoli sul lastrico (per approfondire la notizia clicca qui).

Secondo quanto circolato oggi fra gli ambienti finanziari, il fondo ha venduto allo scoperto imponenti masse di opzioni sull’S&P500, con tutti i conseguenti rischi di perdita totale. Una strategia che ha messo a repentaglio i capitali dello stesso LMJ e che ha incrementato la fragilità delle operazioni (e la loro sensibilità ai crolli dell’indice e alle oscillazioni del Vix) tramite l’utilizzo di una leva.

L’assenza di un’adeguata strategia di risk management si è aggiunta ad una situazione già disastrosa. I risparmiatori sono stati ridotti sul lastrico e il fondo USA è definitamente imploso, aprendo le porte ad una serie infinita di cause legali da fronteggiare.

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