Il mercato premia sempre più le imprese che rispettano i criteri Esg (acronimo di Environment, Social, Governance). Lo dimostra uno studio nato dalla collaborazione fra Banor Sim, una delle più grandi società di intermediazione indipendenti in Italia, e la School of Management del Politecnico di Milano nel quale è stato approfondito il legame che vi è fra le performance registrate dai titoli dell’indice Stoxx Europe 600 e i rating Esg nell’arco temporale compreso fra il 2012 e il 2017.
Lo studio dimostra che le imprese caratterizzate da buone pratiche di sostenibilità in tutti e tre gli ambiti Esg sono premiate dal mercato. In particolare, le società industriali dell’indice con alto rating ESG corrispondono a quelle che sono state più efficienti nell’aumentare i volumi di fatturato, migliorare la marginalità operativa e il dividend yield.
Come spiegato dal Prof. Giancarlo Giudici della School of Management del Politecnico di Milano la ricerca "dimostra che integrare criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di attenzione verso tutti gli stakeholders con i modelli tradizionali di analisi finanziaria value-based può dare vantaggi ai gestori e agli investitori. Sono sempre di più le imprese che investono nelle buone pratiche Esg, nella convinzione che questo possa rappresentare un vantaggio competitivo di medio-lungo termine".
La ricerca è stata sviluppata adottando l’approccio di Khan et al. (2016) per il mercato Usa, lo stesso utilizzato dal Prof. George Serafeim. Questo approccio definisce per ogni macro-settore economico una serie di indicatori rilevanti ai fini Esg ottenendo una misura standardizzata del rating di ogni impresa.
L’analisi sulle performance si è basata sull’indice Stoxx Europe 600, che è rappresentativo di 600 titoli azionari ad alta, media e bassa capitalizzazione di imprese appartenenti a 17 nazioni europee. Nell’arco dei sei anni compresi fra il 2012 e 2017 la composizione del paniere è mutata periodicamente e sono, quindi, 882 le imprese considerate nell’analisi.
Per ogni titolo sono stati raccolti i dati sui prezzi di Borsa (fonte: Datastream), sulla performance operativa riportata nei bilanci (fonte: Worldscope) e sulla rendicontazione non finanziaria relative a parametri Esg (fonte: Thomson Eikon ESG). Per questi ultimi dati si tratta di 424 indicatori annuali, raggruppati in 10 categorie e disponibili per ogni impresa. Il paniere non include i titoli che non rientravano nel rating Esg come ad esempio i produttori di armi.
L’analisi sui rendimenti di mercato mostra che i titoli appartenenti al quartile delle imprese con più alto rating Esg sono quelle che performano meglio e che mostrano sia una crescita dei ricavi maggiori sia una migliore marginalità. Infine, emerge come l’integrazione fra indicatori Esg e considerazioni economico-finanziarie classicamente usate dagli analisti nella logica value-based sia la strategia migliore per creare portafogli efficienti. Come illustra il grafico a seguire, i titoli caratterizzati dal punteggio Esg più elevato mostrano un rendimento superiore rispetto agli altri. Per quanto riguarda, invece, la volatilità del rendimento, non si riscontrano differenze significative.
Massimiliano Cagliero, amministratore delegato e fondatore di Banor Sim ha commentato:
Leggi l'articolo sul sitoSi tratta della prima ricerca in Europa, coordinata con uno studio analogo sul mercato USA. Harvard Business School, negli Stati Uniti, insieme alla School of Management del Politecnico di Milano, hanno analizzato la relazione tra performance e criteri ESG nei rispettivi mercati condividendo approccio e metodologia: quella stessa, ormai consolidata, utilizzata negli studi del Prof. George Serafeim della Harvard Business School, uno dei maggiori esperti nel campo del social investing che da anni analizza il fenomeno e la correlazione tra criteri ESG e performance di mercato