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La Fed lascia i tassi invariati: azione prevedibile quella di Powell

Per gli esperti di State Street l’atteggiamento accomodante della Fed non è stato necessariamente sorprendente alla luce dei dati, solidi per quanto riguarda l'occupazione, ma leggermente in calo nel complesso

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Alessio Trappolini

La prima riunione dell’anno della Federal Reserve si è conclusa con un nulla di fatto. I tassi d’interesse negli Stati Uniti d’America rimarranno nell’attuale range fra il 2,25 e 2,50% almeno fino a metà 2019, in attesa di conoscere i futuri sviluppi economici e finanziari globali.

Dal comunicato diramato dal FOMC, il braccio operativo della Fed, sono praticamente scomparsi i riferimenti a “ulteriori graduali rialzi” e ai “rischi bilanciati” per quanto riguarda le prospettive economiche globali.

La diffusione della decisione presa da Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve americana, ha avuto immediati effetti positivi su Wall Street, con gli indici azionari che hanno chiuso la seduta con un rialzo sostenuto.


Sophia Ferguson, senior portfolio manager di State Street Global Advisors

"La dichiarazione del FOMC non ha sorpreso il mercato in quanto, nelle prime settimane di gennaio, la Banca Centrale aveva già attentamente espresso la propria linea politica e le sue intenzioni di sospendere l’incremento dei tassi”, ha commentato Sophia Ferguson, senior portfolio manager di State Street Global Advisors, che ha aggiunto: “con i rischi di downside in aumento e l’inflazione al di sotto del 2%, le condizioni attuali offrono alla Fed la possibilità di essere più cauta rispetto al ciclo di aumento dei tassi. Con l’economia che rimane solida, la Fed aspetterà di vedere come la politica monetaria si trasmetterà all’economia reale nei prossimi mesi, prima di aumentare nuovamente i tassi d’interesse".


Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs

L’atteggiamento di Powell è stato giudicato nel complesso in linea con l’attesa anche da Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs, che ha così commentato:

"L’atteggiamento accomodante della Fed non è stato necessariamente sorprendente alla luce dei dati, solidi per quanto riguarda l’occupazione, ma leggermente in calo nel complesso. Con l’inflazione relativamente sotto controllo, questo scenario giustifica un tono più prudente in termini di normalizzazione della politica monetaria, suggerendo meno di due aumenti nel 2019. Il dollaro potrebbe indebolirsi rispetto ad altre valute e i rendimenti dei Treasury si ridurranno lungo tutta la curva favorendo questa esposizione, fattore che potrebbe essere positivo anche per il debito locale dei mercati emergenti".

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