Sappiamo che il 30 settembre 2018 il programma di acquisto asset della Banca Centrale Europea terminerà, salvo revisioni dell’ultima ora che potrebbero all’occorrenza verificarsi nelle prossime riunioni del 26 aprile, 14 giugno, 26 luglio e 13 settembre.
Nel frattempo il Tesoro continua ad emettere quantitativi elevati di debito. L’ultima asta di Titoli di debito è stata conclusa ieri, martedì 13 marzo. La domanda sul BTp con scadenza a settembre 2033 è stata moderatamente positiva, confermando l’interesse del mercato per i Titoli di debito emessi dallo Stato Italiano.
Gli esperti del settore ritengono che quella seguita dal Tesoro sia una strategia premiante in questo momento storico, in relazione al fatto che la fine del Qe della Banca Centrale potrebbe provocare qualche incertezza in più verso la fine del 2018. In questo quadro alquanto complesso, quali sono i rischi che potrebbero correre le famiglie italiane?
Secondo le ultime tabelle statistiche di Bankitalia (relative al terzo trimestre del 2017) le famiglie italiane detengono ben 120,5 miliardi di titoli di Stato a medio lungo termine (i cosiddetti BTp) e 1,6 miliardi di titoli di Stato a tasso variabile (CcT); la somma di queste due tipologie d’investimento rappresenta il 5,5% dell’ammontare del debito pubblico totale.
La riduzione degli acquisti annunciata dalla Bce potrebbe avere delle ricadute sui BTp in termini di quotazioni e di conseguenza provocare una riduzione della domanda. Secondo alcuni operatori gli effetti di quanto appena descritto hanno già iniziato a manifestarsi attraverso la curva dei tassi.
L’elaborazione grafica che presentiamo in questa pagina mostra alcuni numeri utili a cogliere il fenomeno.