Pianificare aiuta senza alcun dubbio ad affrontare con consapevolezza riduzioni (temporanee o permanenti) del reddito disponibile, fattore quest’ultimo cruciale nella formazione del risparmio. Per quanto concerne le abitudini di risparmio, più della metà degli italiani afferma di risparmiare prevalentemente in maniera regolare, mentre i restanti non sono in grado di farlo perché indebitati.
Le spese impreviste pertanto vengono affrontate chiedendo denaro in prestito a banche o società finanziarie. La propensione a risparmiare, ovviamente crescente al crescere del reddito, si associa positivamente alle conoscenze finanziarie, al financial control e all’interesse nelle materie finanziarie.
Richiesta di prestiti
Il budget mensile è di frequente "sforato" per il 58% dai lavoratori dell’area dei servizi, il 50% da quelli del commercio e il 46% dai bancari. La motivazione? Comprano d’impulso. E non sorprende che quest’ultimi siano anche più propensi a chiedere un prestito. Il 31% di chi lavora nel settore finanziario ha un mutuo o un prestito.
La puntualità nei pagamenti delle rate di rimborso, però, non è da tutti. I morosi sono per lo più lavoratori dell’area dei servizi, commercio e bancari. Tra i più puntuali spiccano la categoria di: insegnanti (21%), bancari (22%) e impiegati dell’industria IT (29%).
Costi fissi
Dall’analisi dello studio svolto dal Gruppo KRUK emerge come a pesare maggiormente sul budget di tutti i lavoratori italiani siano le spese legate alla casa (affitto, spese condominiali, bollette e tasse) ma anche telefonia e internet.
Gran parte del budget è riservato all’acquisto di polizze assicurative, il resto all’istruzione dei figli e alla formazione professionale. Chi investe una buona parte delle proprie competenze sono: bancari e finanziari (16%), medici e infermieri (13%); insegnanti (10%).
Parola d’ordine: risparmio
Gli italiani che risparmiano lo fanno principalmente per avere una riserva di liquidità nel caso di un possibile periodo di disoccupazione. La categoria che risparmia maggiormente è quella degli insegnanti, seguita da quella dei bancari e dei lavoratori del commercio. Chi fatica ad accantonare risorse invece sono gli impiegati del settore dei trasporti e dei servizi.
La maggior parte degli intervistati dichiara di preferire conti correnti e conti deposito per tenere le proprie riserve di denaro (canale preferito soprattutto da architetti e ingegneri, medici e infermieri). Chi lavora nel settore dei servizi tiene letteralmente i propri risparmi sotto il materasso in quanto ha ben poca fiducia negli istituti di credito.
Obbligazioni bancarie italiane, azioni quotate e titoli di Stato sono i prodotti più diffusi. Il mattone resta ancora un bene rifugio così come i fondi comuni di investimento tengono alto il loro appeal sugli investitori italiani. Insegnanti, commercianti e lavoratori dei servizi prediligono più obbligazioni in portafoglio.
Più della metà degli investitori decide insieme a familiari, amici e colleghi, un quarto sceglie dopo aver consultato un consulente finanziario ovvero delega la
gestione dei suoi risparmi a un intermediario, mentre i restanti agiscono in autonomia. Le esigenze che più frequentemente spingono ad avvalersi di un professionista sono la pianificazione finanziaria di lungo periodo e la protezione del patrimonio.