Nel primo semestre del 2018 diversi Paesi emergenti sono stati tenuti sotto stretta osservazione dagli investitori internazionali in quanto si sono tenute importanti tornate elettorali. Fra questi Paesi i più importanti sono stati Turchia, Venezuela e Messico, dove le elezioni presidenziali si sono appena concluse.
Valutare il rischio politico e l’indirizzo delle politiche è una parte fondamentale del processo di ricerca dei grandi gestori. Gli eventi politici infatti possono essere considerati rischi, ma anche opportunità, come evidenziato di recente dal cambio di leadership del partito nell’ANC in Sudafrica. Secondo TWC il prossimo Paese da tenere sotto osservazione è il Brasile, con le prossime elezioni in agenda a ottobre prossimo. David Robbins, co-gestore del fondo TCW Funds Emerging Markets Local Currency Income, spiega perché.
In Brasile il Presidente ad interim Michel Temer ha attuato una serie di riforme economiche necessarie da quando è salito al potere nel 2016, a seguito dell’impeachment nei confronti della sua predecessora, Dilma Roussef. Il Paese richiede tuttavia ancora un significativo aggiustamento fiscale, a partire da una riforma del sistema pensionistico. Speriamo che ciò possa avvenire nel 2019, ma le prospettive dipenderanno dai risultati delle elezioni del prossimo autunno.
In Messico è stato eletto un Presidente di sinistra per la prima volta nell’era moderna. La squadra economica del neo-eletto, Lopez Obrador, ha espresso opinioni generalmente rassicuranti per i mercati finanziari, mantenendo vivo l’interesse degli investitori stranieri. Ad ogni modo, permane ancora una certa incertezza sulla composizione del Congresso e sull’effettiva forza del nuovo Capo di Stato, senza contare che il Paese ha istituzioni solide e indipendenti (come la Banca centrale) che potrebbero porre alcuni limiti importanti al suo spazio di manovra.
Pertanto, ci aspettiamo un periodo di sostanziale stallo tra le elezioni di ieri, la formazione del nuovo Congresso (settembre) e l’assunzione della carica da parte del nuovo Presidente (1° dicembre), durante il quale il mercato monitorerà le nomine governative, le dichiarazioni politiche e, soprattutto, l’approvazione del bilancio fiscale del 2019 da parte del Congresso appena formato.
“Negli ultimi mesi abbiamo ridotto l’esposizione in America Latina a favore dell’Africa e del Medio Oriente, che hanno offerto interessanti opportunità in scia a un contesto più favorevole per le materie prime”, ha spiegato David Robbins, co-gestore del fondo TCW Funds Emerging Markets Local Currency Income, che ha aggiunto, “se dovessimo arrivare a ritenere che i risultati elettorali in Brasile e in Messico potrebbero indebolire le stime di crescita oltre le nostre aspettative iniziali, cercheremmo di ridurre ulteriormente le nostre posizioni”.
Per Robbins le obbligazioni dei mercati emergenti tendono a trattare a un prezzo inferiore rispetto a quelle dei mercati sviluppati, perché questi Paesi hanno istituzioni e tradizioni politiche meno radicate. Negli ultimi anni, tuttavia, diversi importanti mercati sviluppati hanno fatto registrare notevoli aumenti nel rischio politico, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Italia. In effetti, i Worldwide Governance Indicators su voice and accountability mostrano un netto miglioramento nei mercati emergenti e un deterioramento nei Paesi ad alto reddito.
“In questo quadro – spiega ancora Robbins - le prospettive economiche dell’America Latina variano da Paese a Paese. La maggior parte delle economie della regione sta facendo registrare un’espansione positiva, e prevediamo che il PIL medio dell’America Latina crescerà del 2,3% quest’anno, superando il livello medio dell’1,5% circa visto nel periodo 2012-2017. Tuttavia, alcune economie della regione stanno mostrando segnali di rallentamento a causa di venti contrari esterni e della risposta politica a questi venti contrari”.
Per quanto riguarda invece le valute dei Paesi sudamericani il recente deprezzamento avrà un effetto anche sull’inflazione, portando alla fine del ciclo di "low-flation" in Paesi come Brasile, Cile e Perù. Tuttavia, l’inflazione media dell’America Latina quest’anno dovrebbe attestarsi attorno al 3,6%, rispetto a una media del 4,8% circa nel periodo 2012-2017. “Le Banche centrali nella regione sono state lungimiranti e hanno agito preventivamente (ad esempio in Messico) e ci aspettiamo che continuino, se necessario, a preservare la stabilità finanziaria”, ha concluso Robbins.
Leggi l'articolo sul sito