Le remunerazione dei consulenti, in ragione della natura autonoma del rapporto di lavoro, sono interamente variabili. La più importante differenza riguarda la distinzione della componente "ricorrente" della retribuzione dei consulenti quale parte più stabile della remunerazione fissa dei dipendenti, dalla componente "non ricorrente", caratterizzata da una valenza incentivante (legata - ad esempio - all’incremento dei volumi della raccolta netta), assimilata alla remunerazione variabile del personale dipendente.
Per quanto riguarda la componente "non ricorrente", la Banca d’Italia impone agli intermediari le seguenti regole:
1. determinazione ex ante degli indicatori di rischiosità operativa, di rischiosità legale, reputazionale e di compliance che possono far presumere la correttezza o meno dei comportamenti degli interessati e che possono determinare la correzione ex post della remunerazione non ricorrente;
2. la correzione ex post della remunerazione non ricorrente deve avvenire sulla base di indicatori di anomalia o di criticità nelle relazioni con la clientela. I parametri in questione devono essere preventivamente individuati, oggettivi e di pronta valutazione;
3. la determinazione per ciascuna particolare categoria di consulenti del "bonus pool" che deve tenere conto delle condizioni patrimoniali e di liquidità dell’azienda e prevedere delle condizioni in presenza delle quali il bonus pool possa venire non pagato in tutto o in parte.
Tutto quanto precede deve venire adeguatamente formalizzato e documentato nelle politiche di remunerazione della rete della documentazione contrattuale che disciplina il rapporto.
Le reti, inoltre, dovranno applicare le regole sulle remunerazioni ai consulenti con almeno tre anni di anzianità o proveniente dal settore bancario. Alcune importanti differenze di applicazione riguardano i consulenti che vengono qualificati come personale più rilevante, come ad esempio gli area manager.
Leggi l'articolo sul sito