Consulenti finanziari

Consulenza finanziaria: investire su tematiche smart beta e criteri ESG fa la differenza

Nel corso dell’8° Forum nazionale sulla consulenza finanziaria Vincenzo Sagone, head of ETF di Amundi Sgr, ha enfatizzato il ruolo delle tematiche smart beta e dei criteri ESG negli investimenti

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Alessio Trappolini

Si è tenuto a Milano l’8° Forum Nazionale sulla consulenza finanziaria organizzato da Ascosim, l’Associazione delle società di consulenza finanziaria. Money.it ha seguito in diretta l’evento, organizzato nella splendida cornice di Palazzo Mezzanotte sede di Borsa Italiana.

Nel corso dell’incontro si è tenuta un’interessante tavola rotonda con i principali emittenti di prodotti passivi disponibili per gli investitori italiani sul segmento ETFPlus di Borsa Italiana. La discussione, incentrata sul tema della ricerca e dell’innovazione dei prodotti finanziari, ha visto fra i protagonisti Vincenzo Sagone, head of ETF, Indexing & smart beta business unit di Amundi Sgr, che ha scattato un fermo immagine sull’attuale stato dell’arte dell’industria.

Secondo Sagone l’innovazione deve far riferimento direttamente agli ETF provider. “Innovare significa riuscire ad offrire alla clientela una piattaforma completa di prodotti. Noi provider della gestione passiva abbiamo come obiettivo finale quello di riuscire ad investire un portafoglio totalmente equilibrato in ETF”, ha spiegato il manager di Amundi Sgr.

Quello che si vedrà in futuro è colmare tutte le mancanze nelle asset class non ancora coperte da questi prodotti. Pian piano siamo arrivati ai PIR, alle commodities e agli ETF a tasso variabile. Più recentemente sono arrivate le tematiche smart beta ed ESG

Per il manager, quando si parla di smart beta ci si riferisce ad un nuovo modo per costruire il portafoglio. È qui che risiede l’innovazione secondo Sagone: “Il tema è diviso in due componenti: i factor e i multi-factor. Investire nei single factor, per Amundi, vuol dire creare un nuovo modo per raggruppare i titoli di un indice”.

A tal proposito uno studio condotto dalla casa di gestione transalpina condotto su un intervallo temporale di 15 anni (dal 2002 al 2017) ha dimostrato come l’investimento in uno di questi singoli fattori avrebbe comunque sovraperformato il mercato. "Per noi riuscire a fare asset allocation utilizzando fattori smart beta risulta quindi un valore aggiunto. Vorrei dire che secondo alcuni operatori uesti strumenti sono al tempo stesso semi attivi (perché generano alpha) e semi passivi (per via dei costi), in realtà investendo in fattori c’è un premio al rischio che viene remunerato", ha detto Sagone.

Il mercato premia chi rispetta i criteri ESG

Sagone al termine del suo intervento ha ricordato l’importanza degli investimenti che rispettano i criteri ESG (Environmental, social and governance), un argomento molto in voga dopo la pubblicazione dello studio svolto da Banor Sim con il Politecnico di Milano che ha dimostrato come le società quotate con un profilo social responsible abbiano avuto tendenzialmente performance borsistiche migliori rispetto ad altre (clicca qui per approfondire i risultati della ricerca).

In realtà, i prodotti ESG esistono da tanto tempo, ma è anche vero che negli ultimi due anni anche il problema del surriscaldamento globale è stato complice di questo successo – ha chiosato il manager - Investire secondo criteri ESG non significa rinunciare a qualcosa per essere etici, ma porre un filtro di qualità sul basket di scelta”.

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