Elemento fondamentale per la sopravvivenza di qualsiasi essere vivente, l’acqua è senza ombra di dubbio il bene più prezioso che abbiamo.
Oltre due terzi della domanda di acqua, il 69%, è appannaggio del settore agricolo, segue l’utilizzo in ambiti industriali (19%) e in quello domestico (12%) (Fonte: AQUASTAT). A fronte però di richieste in continuo aumento, entro il 2050 la domanda mondiale di oro blu è attesa in crescita di una percentuale compresa tra il 20 e il 30%, l’offerta presenta una maggiore dose di rigidità.
Uno dei grandi problemi che l’umanità si trova ad affrontare è rappresentato dal fatto che le risorse idriche potabili (che rappresentano solo l’1% delle riserve di acqua del Pianeta) non sono distribuite in maniera omogenea.
Stando a quanto riportato dall’ultimo “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche”, quasi quattro miliardi di persone soffrono di scarsità idrica in forma “grave” per almeno un mese all’anno. Lo stesso studio riporta inoltre che due miliardi di persone oggi si trovano a vivere in Paesi sottoposti ad alti livelli di stress idrico.
Oltre a questo, la grande sete del pianeta deriva da altri due fattori: i crescenti fenomeni di siccità dovuti al riscaldamento globale e il miglioramento delle condizioni di vita di ampie aree del mondo (che produce sia effetti diretti, sotto forma di maggiori consumi, sia indiretti, con un più elevato utilizzo di acqua per uso agricolo).
Per incrementare l’offerta di acqua occorre innanzitutto ridurre gli sprechi: studi della Banca Mondiale stimano che, ogni anno, 32 miliardi di metri cubi di acqua potabile sono persi a causa di falle nelle condutture, di infrastrutture datate e dell’inquinamento. Solo negli Stati Uniti, l’Environment Protection Agency stima che siano necessari 300 miliardi di dollari di investimenti per il miglioramento e la manutenzione delle infrastrutture idriche.
Inoltre, l’incremento dell’offerta è possibile anche attraverso altri due procedimenti.
Da un lato abbiamo la desalinizzazione dell’acqua marina, una pratica sviluppata in special modo in Medio Oriente. Stando ai dati riportati da Bloomberg, nel 2015 sono stati desalinizzati 86,55 milioni di metri cubi di acqua al giorno, pari a circa l’1% del fabbisogno mondiale.
Dall’altro, è possibile ottenere un incremento dell’offerta tramite il reindirizzamento dei corsi d’acqua: si tratta di una pratica particolarmente sviluppata in Cina, dove troviamo il 7% delle risorse di acqua e il 20% della popolazione mondiale. L’utilizzo di questa tecnica nell’ex Regno di Mezzo è legato al fatto che nelle regioni meridionali si concentrano le riserve idriche del Paese (77%) mentre in quelle settentrionali si trovano gran parte delle terre coltivabili (64%) e circa il 40% della produzione industriale.
Tramite il “South-North Water Diversion Project”, un progetto valutato 62 miliardi di dollari, l’obiettivo è convogliare 45 miliardi di metri cubi verso il Nord del Paese.
Sia le tecniche di desalinizzazione, sia le procedure di reindirizzamento, hanno però fatto emergere forti dubbi relativi la sostenibilità ambientale di questo tipo di misure.
È proprio il megatrend dell’acqua che ha spinto l’emittente svizzero Vontobel a creare un indice destinato a beneficiare delle grandi opportunità che il settore può offrire: l’Aqua Index. Il paniere, calcolato da Bank Vontobel AG, è un indice a gestione attiva creato in collaborazione con il team Wealth Management di Vontobel, che agisce da sponsor.
Denominato in dollari, l’indice è composto da almeno 10 società (al 24 ottobre 2019 sono 29) che presentano un’esposizione nelle aree di estrazione e stoccaggio dell’acqua, costruzione di infrastrutture idriche e utilizzo effettivo dell’acqua.
Per essere selezionata a comporre l’indice, una società non deve essere presente nella black list di Wealth Management e deve essere quotata nei principali mercati dei capitali. Per quanto concerne la capitalizzazione di mercato, deve essere superiore ai 300 milioni di dollari.
L’indice può essere sottoposto a un minimo di 4 a un massimo di 24 ribilanciamenti l’anno, a discrezione dello sponsor. Oltre a questo, il listino può contenere anche posizioni long su opzioni put, sia su indici che su azioni, a patto che siano quotate. Infine, l’indice può contenere una parte cash fino al 50%.
Il benchmark, emesso lo scorso 17 giugno 2019, ha segnato lo scorso 1 novembre nuovi nuovi massimi storici a 108,802 dollari.
Una peculiarità del Vontobel Aqua Index è l’orientamento verso le le aziende a piccola e media capitalizzazione orientate alla crescita, le quali rappresentano una quota del 40-50% dell’universo dell’indice.
Le 29 società che al 24 ottobre 2019 compongono l’Aqua Index sono per la maggior parte statunitensi, inglesi e olandesi. Non manca l’Italia, che nell’allocazione geografica occupa il 6,93% dell’indice.
Nello specifico, le società che compongono l’Aqua Index (in ordine di ponderazione al 24 ottobre 2019) sono: Arcadis, Horiba, Georg Fischer, Ecolab, Kurita Water Industries, Hera, Acciona, Aalberts Industries, Geberit, Waters, Veolia Environment, ACEA, Xylem, Pentair, Watts Water Technologies, IDEXX Laboratories, Agilent Technologies, Beijing Enterprises Water Group, Pennon Group, Aqua America, Tetra Tech, Itron, SJW, United Utilities Group, IDEX, Roper Industries, Thermo Fisher Scientific, Reliance worldwide corporation, Danaher Corporation.
Le società che dal 17 giugno 2019 (al 24 ottobre 2019) hanno fatto registrare gli incrementi maggiori sono Horiba (+39,61%), Itron (+28,34%) e Tetra Tech (+28,34%). Acciona (-9,19%), Roper Industries (-8,16%) e Beijing Enterprises Water Group (-2,57%) sono invece le azioni che presentano le performance più deludenti.
Fonte dati: Bloomberg
Vediamo ora la situazione tecnica dei primi due componenti dell’indice per ponderazione: Arcadis e Horiba, che al 24 ottobre 2019 occupano rispettivamente il 3,5655% e il 3,5083% dell’Aqua Index.
Il grafico settimanale di Arcadis evidenzia un’ampia congestione, delimitata nella parte superiore dal livello statico a 19,945 euro, e nella parte inferiore dal supporto a 10,10 euro.
In generale, il 2019 ha permesso ai corsi di rialzare la testa, creando una potenziale figura di doppio minimo che, se confermata, darebbe modo ai compratori di estendere i rialzi in maniera importante. L’obiettivo del modello, calcolato proiettando in alto l’altezza del modello di inversione menzionato prima, è individuabile in area 30 euro. La condizione grafica perché ciò accada è però subordinata al breakout della neckline, che transita a 19,945 euro.
Al contrario, i venditori potrebbero tornare alla ribalta se si dovessero verificare ribassi al di sotto di 15,70 euro, dove verrebbe effettuata la violazione del supporto orizzontale a 16 euro e quella della linea di tendenza che unisce i minimi di dicembre 2018 a quelli di febbraio 2019.
Positiva anche la struttura di Horiba, i cui prezzi sono riusciti a concludere i ribassi del 2018 grazie al sostegno fornito dalla linea di tendenza di lunghissimo periodo che connette i minimi di ottobre 2008 a quelli di febbraio 2016.
Le quotazioni sono poi riuscite a riportarsi al di sopra della media mobile semplice a 200 giorni, riuscendo a violare la trendline disegnata con i top della seconda e quarta ottava di maggio 2018.
Gli acquisti sono poi proseguiti con la terza settimana di ottobre che, con la violazione della soglia psicologica a 7.000 yen, hanno creato le basi per un ritorno verso i massimi storici, a 9.590 yen.
L’impostazione positiva dei prezzi verrebbe meno in caso di ritorni al di sotto dei 5.000 yen.
Per gli investitori italiani che vogliono seguire il macrotrend dell’acqua, Vontobel ha emesso sul mercato italiano lo Strategic Certificate sull’Aqua Index (ISIN DE000VE2TG69) che replica, in linea di principio in modo lineare (1:1), le performance dell’Aqua Index.
Quotato dal 18 ottobre scorso sul mercato SeDeX di Borsa Italiana ad un prezzo di 100 euro, all’1 novembre 2019 il prodotto ha già messo a segno una performance dell’1,78%.
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