Un recente studio della CGIL, elaborato dall’economista Michele Raitano, ha fotografato la situazione pensionistica di molti lavoratori di oggi. Riguarda, infatti, la fascia d’età dei quarantenni, che ricadono in pieno regime contributivo e che hanno avuto carriere discontinue, meglio noti come lavoratori saltuari.
Se la pensione pubblica si prospetta per tutti inferiore rispetto al reddito goduto da lavoratori, a maggior ragione non sarà delle più ricche per chi, avendo avuto carriere saltuarie, ha dei buchi contributivi e degli stipendi bassi.
Secondo lo Studio, inoltre, la pensione pubblica si stima arrivi all’età di almeno 73 anni, perché è altamente probabile che questi stessi lavoratori non riescano a raggiungere i requisiti per il pensionamento anticipato, cioè:
Fortunatamente la soluzione per tutelarsi esiste dagli ormai lontani anni Novanta, proprio quando, per la sostenibilità del sistema, è stato introdotto il metodo di calcolo contributivo: aderire alla previdenza integrativa.
Prima di tutto la previdenza integrativa, come dice la parola stessa, è uno strumento mirato per integrare la pensione pubblica. Che debba essere integrata, infatti, era stato già previsto dalle Riforme degli anni Novanta che, per l’appunto, accanto al sistema contributivo hanno introdotto anche la soluzione.
Si potrebbe pensare che chi è interessato da carriere discontinue non possa risparmiare in un fondo pensione, ma fortunatamente non è così. Il sistema di previdenza integrativa permette di stabilire liberamente importo e frequenza di contribuzione al fondo pensione e di sospendere i versamenti in qualsiasi momento.
Chi ha delle carriere saltuarie, quindi, può contribuire mentre è occupato, sospendere nel momento di “pausa” e riprendere quando è nuovamente impiegato.
Benefici fiscali, rendimenti e soprattutto il tempo verranno in aiuto anche di questi risparmiatori meno costanti.
Un altro punto poco rincuorante sollevato dallo Studio riguarda il pensionamento oltre i 70 anni d’età e la previdenza integrativa rappresenta una soluzione anche per questo. Chi lo desidera, infatti, può richiedere al proprio fondo pensione una prestazione denominata rendita integrativa temporanea anticipata (RITA).
Convertendo in RITA parte o tutto il capitale accumulato nel fondo pensione, è possibile godere di un reddito ponte da quando non si lavora più sino al pensionamento e per ben cinque anni prima rispetto ai normali requisiti per la pensione pubblica di vecchiaia. Gli anni di anticipo possono arrivare a dieci se l’aderente è inoccupato da 48 mesi.
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