Alberto Vacca (Aviva): ecco come la consulenza vincerà la sfida della MIFID 2

Alberto Vacca (Aviva): ecco come la consulenza vincerà la sfida della MIFID 2

In occasione dell’edizione 2018 di Consulentia, Money.it ha intervistato Alberto Vacca, AD Compagnie Vita e Direttore Investimenti di Aviva. Il manager ha parlato sia delle prospettive per i mercati finanziari globali che di quelle della consulenza finanziaria alla luce degli ultimi cambiamenti normativi.

In occasione dell’edizione 2018 di ConsulenTia, Money.it ha intervistato Alberto Vacca, Amministratore Delegato Compagnie Vita e Direttore Investimenti di Aviva.

Con il manager della compagnia assicurativa sono stati molti i temi trattati, dalle prospettive per i mercati finanziari globali nei prossimi mesi alle ricadute che i cambiamenti normativi introdotti con la Mifid 2 e dell’Insurance Distribution Directive, che entrerà in vigore il prossimo 23 settembre, avranno per il settore del risparmio e della consulenza finanziaria.

Dottor Vacca, negli ultimi giorni abbiamo assistito a vendite corpose tanto in America che in Europa. Crede che sia un campanello d’allarme per il mercato azionario o ritiene sia un’opportunità di investimento?

L’America negli ultimi anni aveva corso molto, facendo molta più strada rispetto alle borse europee. La correzione, che molti legano ai timori inflattivi, in realtà ritengo sia più legata a una questione di valutazioni raggiunte dalle società. Anche per questo motivo, oltre ad aspettarmi un incremento della volatilità nei prossimi mesi, ritengo che aree come l’Europa, il Giappone e alcuni Emerging Markets potranno performare meglio rispetto agli Usa. Nelle aree indicate riteniamo vi sia maggior valore da ricavare dal mercato.

A livello di asset allocation, come vede le altre asset class? Come gestirebbe l’attuale contesto di politica monetaria che caratterizza le principali economie sviluppate e da cosa starebbe particolarmente attento?

I cicli economici attuali, proprio per l’intervento corposo delle banche centrali degli ultimi anni, non possono essere confrontati con il passato. Al netto del cambio alla guida della Fed che è appena avvenuto gli Stati Uniti grazie alla loro gestione dinamica della politica monetaria stanno uscendo meglio di altri dal QE. Per l’Europa invece una valutazione così forte dell’euro potrebbe rappresentare un disincentivo ad uscire dal Quantitative Easing. Parlando di asset allocation in particolare del credito, ritengo che le obbligazioni corporate USA ed Emerging Markets siano da preferire rispetto a quelle europee in virtù degli attuali livelli di spread. Allo stesso modo, le obbligazioni governative emesse da paesi emergenti sono quelle che al momento presentano il miglior binomio rischio-rendimento. A livello globale, nell’asset class dei governativi le nostre preferenze ricadono su Italia, Usa e Australia. Un punto di attenzione, invece, è il potenziale rischio rappresentato dal credito al consumo Usa. Di certo però fino a quando il mercato del lavoro e il costo dei salari in America si muoveranno secondo la direttrice attuale non potremo considerarlo un elevato rischio concreto di breve.

Ha indicato i titoli governativi italiani tra le migliori alternative di investimento sul fronte obbligazionario. Il prossimo 4 marzo si terranno le elezioni in Italia, questo non è un elemento che la intimorisce?

Parlando proprio del Belpaese, di fatto tutti gli scenari che abbiamo ipotizzato in vista delle prossime elezioni sono positivi. Dal punto di vista dei mercati finanziari, senza peraltro prendere posizioni politiche, lo scenario peggiore, per certi versi il cigno nero che potrebbe uscire dalla tornata elettorale, sarebbe la vittoria del Movimento 5 Stelle. La vittoria della sinistra o della destra, piuttosto che una grande coalizione qualora nessuno dovesse riuscire ad ottenere la maggioranza per governare, non credo invece avrebbero impatti negativi per il mercato finanziario locale.

Dallo scorso 3 gennaio è entrata in vigore la nuova direttiva europea Mifid 2. Il prossimo 23 febbraio entrerà in vigore l’Insurance Distribution Directive. Quali ricadute si aspetta per il mercato?

In questi primi mesi mi aspetto qualche difficoltà ma come Aviva riteniamo che rappresenti indubbiamente un cambio positivo per il comparto. La nostra società ha radici in UK e questo ci ha permesso di essere già allineati con i requisiti richiesti. Indubbiamente l’elemento positivo è rappresentato da un approccio più stretto e dialogante tra intermediario e cliente, tuttavia credo sia il vero problema è invece nel diverso approccio nel recepimento dei vari regolamenti nazionali. In tal senso basti pensare all’attuale duplicazione delle informazioni che si viene a creare tra scheda sintetica e KID che mi auguro possa essere rimossa a breve dai regolatori. Più in generale, la soluzione per snellire un po’ la parte burocratica avrebbe potuto essere rappresentata dall’individuazione di un regolatore unico.

Alla luce di questi importanti cambiamenti normativi, come crede sia possibile coniugare l’adeguatezza delle soluzioni di investimento al profilo del cliente e le peculiarità dei prodotti assicurativi?

I cambiamenti in atto mettono al centro di tutto il consulente finanziario, ponendolo nelle condizioni di dare il suo meglio. Io credo che la consulenza vincerà questa sfida puntando molto sulla formazione, cosa che in Aviva abbiamo sempre fatto. Di certo è richiesto un impegno maggiore nel capire i bisogni dei clienti e il mix tra componente finanziaria e assicurativa sarà sempre più fondamentale in un’ottica di lungo holding period degli investimenti. Si deve insomma ragionare in un’ottica sempre più ampia, che includa la componente previdenziale. In merito a questo tema, segnalo come Aviva abbia già aumentato da tempo la componente assicurativa delle gestioni separate inserendo una serie di garanzie danni e vita che offrono all’investitore e alla famiglia una maggiore protezione dei risparmi.


Fonte: https://www.money.it/Con-impegno-e-formazione-consulenza-vincera-MiFID-2

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