Asset allocation: la FED non basta più, dove investire nel 2019?

Asset allocation: la FED non basta più, dove investire nel 2019?

In pochi mesi la Fed ha rivoluzionato la propria road map di politica monetaria sui tassi d’interesse. Vediamo come cambia lo scenario per le asset allocation future

Da tre a zero : nel giro di pochi mesi la Federal Reserve ha praticamente stravolto le aspettative dei mercati sulla propria politica monetaria.

Nella riunione del Fomc di ieri il mercato non si aspettava di certo un rialzo, quanto piuttosto la comunicazione che nel 2019 vi sarebbe stato un unico ritocco all’insù. Il presidente Jerome Powell ha invece sorpreso tutti perché, oltre a non aver agito sul costo del denaro, ha anche eliminato la possibilità di ulteriori interventi restrittivi per il 2019, fornendo con ciò al mercato un atteggiamento molto più accomodante delle attese. Cosa è cambiato rispetto a dicembre?

«A volte un analista deve ammettere di non sapere. Al netto di un rallentamento economico evidente, c’è qualcosa che non vediamo se i toni in sede di conferenza stampa utilizzati da Powell sono stati eccessivamente preoccupati», ha commentato Edoardo Fusco Femiano, market analyst di eToro.

Campanelli d’allarme. Difficile comprendere su quali aspetti dello scenario macro la Fed si stia concentrando. Per Femiano ad allarmare la Banca centrale è soprattutto l’ammontare del debito privato dei cittadini Usa, giunto sui massimi storici e che «necessita di una gestione quasi sartoriale».

In questo quadro sono addirittura tornate in voga le probabilità di un taglio dei tassi, cresciute dal 23% al 39%. Secondo Carlo De Luca, Responsabile Asset Management di Gamma Capital Markets, vi è il pericolo di un effetto spill-over dovuto al rallentamento cinese ed europeo, unitamente al pericolo Hard brexit.

Cosa cambia per le asset allocation?

Dollaro a 1,20 contro euro. Secondo l’outlook firmato da De Luca per Gamma Capital Markets a soffrire maggiormente sarà la valuta Usa. «A causa della politica accomodante della Fed, ci aspettiamo che il dollaro tenda a deprezzarsi con possibilità per il cambio eurodollaro di arrivare a 1,20 entro fine anno. Per gli stessi motivi, al contrario, siamo positivi sull’andamento dell’oro, dei Treasuries e delle obbligazioni dei Paesi Emergenti che iniziano a scontare un primo possibile taglio dei tassi nel 2019».

Più complessa l’analisi sul percorso che seguiranno i mercati azionari. «Con la premessa che ci troviamo in una fase matura del ciclo per cui i titoli più indebitati dovrebbero risentire positivamente delle nuove indicazioni della Fed mentre i finanziari potrebbero essere i primi a soffrirne proprio su attese di spread e margini inferiori agli attuali, riteniamo che ai livelli attuali (gli stessi di settembre 2018, se consideriamo l’ampio movimento a V compiuto dai mercati da ottobre ad oggi) il potenziale rialzista innescato dalla decisione del FOMC potrebbe venire controbilanciato dai prezzi, che già incorporano uno scenario positivo ma ancora al netto delle conseguenze di incognite cruciali che, se risolte, potrebbero far ripartire gli indici di slancio così come, al contrario, determinare un calo dell’azionario».

Più volatilità in prossimità delle resistenze. L’esperto di Gamma Capital Markets non si attende una grande reazione positiva dei listini azionari, ma prevede l’avvio di un periodo di maggiore volatilità dovuta all’assestamento dei listini su livelli di resistenze vicini ai massimi storici.

«Potrebbero esserci delle prese di beneficio perché il cambio di rotta della Fed non è da sola, una notizia in grado di far ripartire il mercato azionario, specie a questi livelli. Tra i nodi ancora da sciogliere annoveriamo il rallentamento dell’economia globale (Cina e Europa in primis), il deterioramento dei dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti (inferiori alle attese almeno da inizio febbraio, considerando che l’unico dato positivo delle vendite al dettaglio secondo alcuni analisti non farebbe altro che registrare spese anticipate dai consumatori americani sul timore di pesanti dazi futuri sull’import di merci extra-americane) e infine l’incognita Brexit», ha chiosato lo strategist.

Puntare sui megatrend. In termini di asset allocation di portafoglio «rimaniamo sovrappesati sul settore tecnologico (titoli legati all’intelligenza artificiale e all’implementazione del software) continuando a ricercare le migliori opportunità all’interno dei megatrend come ad esempio la virtualizzazione dei dati sul cloud e la cybersecurity. Confermiamo l’allocazione in portafoglio dei titoli meno esposti al ciclo come quelli del settore sanitario, farmaceutico», ha concluso De Luca.


Fonte: https://www.money.it/Asset-allocation-FED-politica-monetaria-dove-investire-2019

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