Asset allocation e risk management: i consigli del consulente per gestire il rischio di portafoglio

Asset allocation e risk management: i consigli del consulente per gestire il rischio di portafoglio

Christian Marson, Investment Advisor Indipendente, ci parla dei suoi modelli e delle sue strategie di asset allocation, stock picking e risk management in questa delicata fase di mercato. Uno sguardo anche a quello che sarà il mondo della consulenza finanziaria 4.0, dove big data, algoritmi e intelligenza artificiale saranno sempre più presenti nella gestione dei portafogli dei clienti

A poco più di un anno dall’introduzione di MiFID 2 facciamo il punto con Christian Marson, Investment advisor indipendente. Nell’intervista vengono toccati i temi più caldi del momento che promettono di rivoluzionare il profilo professionale del consulente finanziario, senza lasciar da parte gli aspetti prettamente operativi.

Marson spiega come attraverso i suoi modelli costruisce e diversifica strategie passando per le tre fasi fondamentali di un processo di investimento, ossia asset allocation, stock picking e risk management.

Asset allocation: quali sono le aree geografiche e i settori dove vede maggior valore? Su quali strumenti è meglio puntare?

L’indice S&P 500, la Borsa più importante al mondo, ha raggiunto e superato i livelli dell’autunno 2018 ma ora il quadro macro economico è differente rispetto ad alcuni mesi fa. I valori attuali dell’indice americano (2.792,81 punti mentre scriviamo) corrispondono a circa 17 volte gli utili attesi EPS, la stessa valutazione che l’S&P 500 ha negoziato per gran parte del 2018, quando le aspettative di crescita erano più elevate. Ora il ciclo economico globale sta ora rallentando, gli utili attesi delle società quotate sono previsti in calo per i prossimi trimestri.

Dal punto di vista tecnico il rimbalzo a V dell’indice S&P 500 non ci è piaciuto molto, avremmo preferito una stabilizzazione dei corsi a livelli più bassi e quindi una ripresa. Per crescere occorrono fondamenta solide. I multipli non ci convincono pienamente e prevale l’incertezza degli investitori e non ci sarebbero nuovi motivi per far salire i mercati azionari. Tuttavia, ancora una volta FED e BCE condizioneranno i mercati finanziari globali. Dovremo seguire con attenzione quello che le Banche Centrali dicono e quello che, poi, faranno concretamente. In conclusione, da qui fino all’estate ci attendiamo ancora mercati in trading range, caratterizzati da alti e bassi e perché no con qualche sell off improvviso.

Per quanto riguarda i settori, in questo preciso momento i nostri modelli hanno selezionato Biotech, Healthcare, Materials, Immobiliare globale. Riguardo, invece, alle area geografiche la nostra preferenza va in ordine: India, Vietnam, Stati Uniti (preferiamo sempre l’indice Nasdaq più reattivo), Corea del Sud, Australia, Cina. Oro da accumulare sempre su correzione.

Quali strumenti? ETF a gestione passiva. Da pochi mesi big player stanno quotando ETF con commissioni di gestione prossime allo zero.

Stock picking: con quale approccio selezionate gli investimenti?

Seguiamo 4 fasi.

La prima. Il modello proprietario attraverso l’analisi dei dati macroeconomici, tassi di crescita, inflazione, occupazione, ecc., ci permette di capire dove ci troviamo rispetto al ciclo economico. Da qui la decisione quali Asset Class sovra pesare. In questo momento il modello sotto pesa Equity e Commodity ed è neutrale sui Bonds.

La seconda. Individuiamo opportunità con l’analisi di forza relativa degli strumenti core-satellite rispetto agli indici globali.

La terza. Ci serviamo dell’analisi tecnica per osservare le tendenze in atto.

La quarta. Diversificazione e allocazione degli strumenti finanziari non solo per area geografica, settore ma anche e soprattutto per strategia. La diversificazione di Portafoglio per strategia è il modo migliore per rendere più efficiente il portafoglio stesso. Il 2018 è stato un anno eccezionale e nulla esclude che vedremo anche in futuro eventi eccezionali non prevedibili.

Risk management: quali sono i consigli di un consulente per gestire al meglio il rischio di un portafoglio in questa fase?

Il Risk management è il processo mediante il quale si stima ex ante e si misura ex post il rischio del portafoglio e l’insieme di strategie per governarlo. Il consulente deve dotarsi di strumenti e mezzi per tenere sotto controllo gli investimenti e tutti gli indicatori di rischio. I consigli:

  • Ripartire il rischio. La quantità di denaro da investire per strumento va commisurata alla grandezza del capitale, ogni perdita potenziale non deve mai eccedere il 4-5% del capitale iniziale;
  • Evitare di fare eccessivi ribilanciamenti. È dimostrato statisticamente che un portafoglio efficiente e mai ribilanciato sul lungo termine rende di più di quello ribilanciato frequentemente per cercare nuove opportunità di investimento;
  • Mi ripeto, diversificare per strategia;
  • Pianificare, pianificare, pianificare e fissare sempre degli obiettivi di tempo, di rendimenti e di rischio massimo.

Ad un anno dall’entrata in vigore della direttiva MiFID 2 si potranno quantificare i veri impatti della norma sul mondo della consulenza e del risparmio. Come pensa che evolverà lo scenario futuro?

Entro il 31 marzo tutte le banche e gli intermediari invieranno i rendiconti ai propri clienti. Quest’anno i risparmiatori dovrebbero guardare, quindi, con grande attenzione a questo resoconto. Tuttavia, le richieste di delucidazioni presentate alla Consob dalle associazioni di banche e intermediari finanziari potrebbero determinare un posticipo e questo non ci piace molto.

Esma ha ricordato recentemente che l’Italia è il paese in cui i costi associati ai prodotti finanziari sono tra i più alti in Europa: gli investitori italiani pagano molto di più dei loro pari europei per la gestione del proprio patrimonio (senza averne peraltro, nella maggior parte dei casi, alcuna consapevolezza). Secondo i calcoli dell’Esma, infatti, nel decennio 2008-2017, i costi degli strumenti azionari venduti alla clientela retail in Italia hanno impattato per il 37% sulle performance lorde quando la media europea si è fermata ad appena il 24%.

Con la nuova rendicontazione potrebbero emergere situazioni di conflitto di interessi come costi sostenuti dai risparmiatori per strumenti finanziari raccomandati non sempre facilmente giustificabili. In mia opinione, altri impatti potrebbero essere:

  • Mifid 2 porterà ad un maggiore sviluppo del mercato degli ETF e in generale delle strategie di investimento basate sull’indicizzazione con costi minori per l’investitore;
  • Indirizzamento verso prodotti della casa e o verso i big player. Con volumi maggiori si può contrattare prezzi migliori;
  • La Mifid 2 amplia lo spettro degli adempimenti richiesti alle imprese di investimento. La valutazione di adeguatezza dovrà avvenire in relazione all’intero pacchetto. Il ruolo del consulente finanziario ne esce valorizzato. Avremo più trasparenza e professionalità prima e dopo la vendita;
  • Per contenere i costi gli asset manager dovranno fare a meno di servizi svolti internamente e procedere con l’outsoucing e automatizzazione dei processi.

Altre conseguenze? Concorrenza fra gli asset manager e sviluppo di piattaforme on line e RoboAdvisory (come ad esempio già sta accadendo per le polizze vita RCA ecc). Queste gestiranno i portafogli dei clienti sulla base di algoritmi, prendendo il posto degli intermediari (consulenti finanziari). Cito il Financial Times che poche settimane fa, in un articolo, ha scritto che nel giro di 20 anni il Consulente finanziario potrebbe sparire dal novero delle professioni. Ma questo non accadrà subito. Passeremo ad un modello ibrido. La tecnologia conviverà con l’elemento umano.

La trasparenza sarà fondamentale. Il cliente la chiederà sempre di più. Soprattutto nei momenti in cui, il rendimento sarà minimo o negativo. Poiché la struttura delle commissioni di mercato sarà chiara e fissa, il cliente prima o poi si indirizzerà verso delle realtà meno costose come avviene oggi per gli operatori telefonici.

Consulenza e tecnologia: vede più rischi o più opportunità dalle innovazioni di una consulenza 4.0 basata su big data, intelligenza artificiale ed utilizzo di algoritmi?

Vedo opportunità ma non attendiamoci vantaggi per tutti. Consulenza 4.0, big data, algoritmi, intelligenza artificiale saranno sempre più presenti nella gestione dei portafogli. Quattro le conseguenze principali a mio avviso:

  • L’industria del risparmio gestito - per ridurre i costi - richiederà e farà uso sempre più di robot e evoluti modelli di investimento e di risk management;
  • La figura di asset manager che conosciamo oggi tenderà a scomparire;
  • Maggiore specializzazione;
  • Mercati finanziari sempre più imprevedibili;
  • Assisteremo ad una nuova “rivoluzione”.

Tuttavia la mia sensazione è quella che abbiamo già vissuto in passato. Modelli che ora funzionano bene, non lo saranno in futuro. I modelli e gli algoritmi ed i loro “ingegneri” dovranno essere un passo avanti, sperimentare in continuazione (superare ad esempio modelli basati sulla statistica normale), spingersi in territori inesplorati.

Ma un metodo rimarrà sempre vincente cioè quello che analizza o cerca di capire le evoluzioni dei comportamenti psicologici degli investitori che condizionano i mercati. Non è facile ma ancora una volta la diversificazione per strategia ci verrà in aiuto.


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