Elezioni Italia, tante variabili ed una sola certezza: l’esito è tutt’altro che scontato
A poche ore dalle elezioni politiche di domenica 4 marzo, Money.it ha raccolto una serie di opinioni che esprimono i punti di vista di alcuni dei principali asset manager a livello globale. In un clima in cui l’esito del voto è tutt’altro che scontato, lunedì 5 marzo l’Italia potrebbe risvegliarsi e vedere un valore dello spread fra BTp e Bund a dieci anni sopra i 250 punti base. E quando si parla di spread, la memoria corre ai rischi e fantasmi corsi con il Paese vicino al tracollo.
Quella sopraindicata è soltanto un’ipotesi. Eppure è fra le possibilità prese in considerazione dai sondaggisti di Bloomberg, che non escludono uno scenario in cui a prevalere fra le molteplici forze politiche scese in campo per la tornata elettorale di domenica 4 marzo sia una forza definita ‘non-mainstream’. Lo scenario tratteggiato è poco probabile (le analisi di Bloomberg assegnano una probabilità inferiore al 10% che ciò accada) eppure da non sottovalutare.
Fra le tante incognite che aleggiano su queste lezioni, una cosa però è chiara fin da subito: nessun partito potrà raggiungere, da solo, la soglia del 40% prevista per ottenere la maggioranza assoluta. Eppure, nel corso della campagna elettorale i 3 leader dei maggiori partiti hanno escluso di voler stringere accordi con altre forze non di coalizione successivamente alle elezioni.
Un Governo dalle larghe (troppo?) intese o una consacrazione definitiva del Movimento 5 Stelle? Quale potrebbe essere lo scenario peggiore per i mercati? Vediamo le opinioni di alcuni asset manager e case di gestione per tastare il polso del mercato e verificare le aspettative degli economisti in vista dell’evento clou di questo primo trimestre 2018.
Aberdeen Standard Investments: rimaniamo sovrappesati sul BTp
La casa d’affari Aberdeen Standard Investments rimane sovrappesata sul BTP rispetto all’omologo titolo tedesco, pur mantenendo qualche accorgimento strategico. “Continuiamo a monitorare con molta attenzione gli indicatori politici ed economici, in particolare l’eventualità di un più rapido inasprimento da parte della BCE”, ha commentato Jeremy Lawson, capo economista della società.
Alla base della convinzione di Lawson vi sono solide ipotesi. “Nessuno dei due partiti che più probabilmente potranno risultare a capo di un nuovo Governo è favorevole all’uscita dalla Zona euro – ha commentato l’economista capo di Aberdeen -. Anche se fosse eletto un governo euroscettico, riteniamo che un referendum sulla Zona euro o sull’adesione all’Ue dovrebbe affrontare barriere costituzionali piuttosto complesse”.
Lyxor AM: grande coalizione rallenterebbe il processo di riforme. Rischi anche dalla Germania
Jeanne Asseraf-Bitton e Jeanne Asseraf-Bitton, rispettivamente global head of cross asset research e senior cross asset strategist di Lyxor AM, ritengono che una legge elettorale come il Rosatellum impedisca a forze politiche che non intendono aprire ad alleanze come il movimento radicale dei 5 Stelle di salire al potere.
“Piuttosto riteniamo che una maggioranza di centrodestra potrebbe sorprendere le aspettative di mercato”, hanno scritto i due economisti in un report dedicato al tema italiano, “mentre invece riteniamo che uno scenario di grandi coalizioni possa bloccare il processo di riforme in Parlamento”.
Per quanto riguarda il posizionamento strategico, Lyxor AM suggerisce di guardare anche oltreconfine, in Germania. Per Melin e Asseraf-Bitton sarà fondamentale che i membri del SPD e del CDU di Angela Merkel raggiungano un accordo. “L’ascesa del partito di estrema destra potrebbe spingere la maggioranza dell’SPD a dare il proprio consenso per una grande coalizione”, ha scritto la coppia di economisti.
Per questi motivi Lyxor AM lascia il giudizio sospeso. “Mentre un governo italiano di maggioranza potrebbe sostenere la nostra posizione positiva sugli asset rischiosi dell’Eurozona, un inaspettato nulla di fatto sul fronte politico tedesco potrebbe alimentare una fase di risk-off in Eurozona”, ha concluso la casa di gestione.
Janus Henderson Investors: il vero rischio è rappresentato dal debito
James de Bunsen, portfolio manager multi asset team, vede pochi rischi all’orizzonte per quanto riguarda le elezioni. “I rischi reali per l’Italia sono incentrati sul rapporto tra il debito cronico e il PIL del Paese, su un’economia stagnante e su un settore bancario ancora instabile”, ha commentato de Bunsen.
Sebbene la mancanza di un esecutivo forte rende ancora meno probabile che tali questioni saranno affrontate con fermezza, de Bunsens pensa che “il risultato elettorale in sé per sé potrebbe provocare non più di una piccola ondata di volatilità a livello regionale”.
UBP: necessario continuare le riforme
“Sul fronte dei mercati obbligazionari non è prezzato alcun rischio sistemico di rilievo in vista di questa tornata elettorale”, sostiene Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée (UBP). In effetti gli ultimi mesi hanno visto lo spread decennale fra i titoli italiani e quelli tedeschi ridursi, in un contesto in cui la volatilità sugli asset rischiosi è invece aumentata.
Per questi motivi un Parlamento guidato da una coalizione fragile “potrebbe comportare un chiaro rischio in termini di risultati economici futuri - sostiene Gautry - se le riforme saranno fermate o invertite dal prossimo governo, sarà difficile per l’Italia ricostruire un potenziale di crescita più elevato nel medio termine”.
Franklin Templeton Investments: impatto elezioni italiane sottovalutato dal mercato
“Le imminenti elezioni italiane non stanno attraendo l’attenzione degli investitori allo stesso modo di come accaduto lo scorso anno per le elezioni in Francia e in Germania, dando per scontata una situazione di reiterato stallo – ha commentato David Zahn, head of European fixed income di Franklin Templeton - per questo ritengo che un risultato inatteso possa provocare una reazione di mercato eccessiva”.
Per Franklin Templeton il risultato più probabile è che ad affermarsi sia un governo tecnocratico o una grande coalizione, “nessuno dei quali crediamo avrebbe un forte impatto sui mercati obbligazionari”, si legge nel report firmato da David Zahn.
Scenario diverso, invece, se ad affermarsi dovesse essere una coalizione di centrodestra. “In contrasto con il tradizionale dogma di centrodestra, il manifesto della coalizione di Berlusconi richiede maggiori spese e un più ampio budget per l’Italia – ha scritto Zahn -. Se riuscisse ad ottenere una maggioranza sufficiente, questo risultato potrebbe avere ripercussioni negative sul debito italiano”.
Le motivazioni addotte dall’esperto riguardano il mercato secondario dei titoli di Stato. “La banca centrale del Paese probabilmente emetterà più titoli di stato (BTp) in un momento in cui uno dei maggiori acquirenti, la Bce, sta ridimensionando gli acquisti di debito pubblico”, ha concluso Zahn.
Hermes IM: attenzione agli sgambetti fra le forze del centrodestra
Per Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes IM, ritiene che la stretta concorrenza all’interno della coalizione di centrodestra potrebbe essere la principale fonte di sorpresa in queste elezioni. “Il partito di Berlusconi e la Lega di Matteo Salvini sono testa a testa nei sondaggi - ha chiosato Dall’Angelo - se quest’ultimo dovesse rivelarsi il più grande partito all’interno della coalizione, l’Italia potrebbe diventare il primo paese occidentale moderno ad eleggere un Primo ministro di estrema destra”.
In questo caso, l’economista della casa d’affari sostiene che “un ulteriore rialzo dei tassi, con contestuale allargamento del differenziale BTp-Bund, suonerebbe come campanello d’allarme in quanto dopo il brillante recupero delle quotazioni intrapreso all’indomani dell’esito del referendum del 4 dicembre 2016, evidenzierebbe l’inizio di una nuova fase di risk off rispetto al Belpaese”.
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