Elezioni e Mercati: i quattro scenari possibili dal voto di Midterm
Domani è il grande giorno delle elezioni di Midterm. I democratici sembrerebbero in vantaggio ma attenzione alle possibili sorprese. Proviamo a valutare le conseguenze dei quattro scenari possibili.
Domani negli Stati Uniti va in scena il voto di Midterm, le elezioni di metà mandato. Oltre ad una serie di cariche locali (36 governatori su 50, 46 legislature statali e centinaia di sindaci), i cittadini della prima economia sono chiamati da eleggere tutti i 435 seggi della Camera e poco più di un terzo (35 su 100) dei componenti del Senato.
Stando alle ultime rilevazioni, il partito democratico dovrebbe essere attualmente in vantaggio di circa 7 punti percentuali rispetto alla compagine repubblicana che, secondo il sito di sondaggi FiveThirtyEight, comporterebbe per i repubblicani la conferma della maggioranza al Senato e la perdita di quella alla Camera.
Nonostante la variabilità dei dati sia particolarmente elevata, l’eventuale avanzata democratica non rappresenterebbe un’eccezione: da sempre, le elezioni di metà mandato tendono a punire il partito di governo. Come nei casi precedenti, la conquista della Camera Bassa potrebbe rendere particolarmente tortuosa la seconda parte del mandato di Trump (che a sua volta potrebbe sfruttare l’ostilità come un’arma a suo favore). Inoltre, il presidente, potrebbe dover fronteggiare il procedimento di impeachment (per il quale il regolamento prevede una maggioranza semplice alla Camera, facile da raggiungere nello scenario base, e dei due terzi al Senato, decisamente più difficile).
Per provare ad orientarsi tra i diversi scenari che potrebbero scaturire dal voto, è utile valutare l’analisi fatta da Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.
1) Camera ai democratici, Senato ai repubblicani
Nello scenario principale, valutato probabile al 60%, la Camera finisce in mani Democratiche e il Senato resta a maggioranza Repubblicana. “In questo caso, il Congresso risulterebbe ingolfato dalle richieste di inchieste da parte della Camera Democratica nei confronti dell’amministrazione”, rileva Piersimoni. “Punti di sintesi probabilmente potrebbero esserci sul tema delle infrastrutture” mentre “quello che invece gli oppositori di Trump vedono come il fumo negli occhi è l’eventuale manovra fiscale di taglio delle tasse 2.0”.
Si tratta tuttavia di uno scenario “che non mette in discussione l’autonomia della Fed, in quanto l’Atto di riforma della banca rimarrebbe sulla linea morta del Congresso, con l’implicazione di rasserenare il clima dal punto di vista obbligazionario e contribuire a un po’ di debolezza del dollaro, favorendo le attività finanziarie soprattutto dei Paesi emergenti”. “I farmaceutici, con Trump e il Partito Democratico estremamente in sintonia sul controllo dei prezzi dei farmaci, subirebbero forti pressioni”.
2) Camera e Senato ai Repubblicani
Con una probabilità del 13%, troviamo il secondo scenario, che prevede la conferma del Congresso attuale a maggioranza Repubblicana per entrambe le Camere. “L’Atto di riforma della Fed verrebbe riproposto, la riforma fiscale 2.0 verrebbe certamente rimessa in agenda, sul commercio ci sarebbe un’iniziativa ancora più spinta così come sulla deregolamentazione”.
Dal fronte mercati, gli impatti “nel brevissimo termine sarebbero positivi per alcuni settori americani come le small cap, le infrastrutture e i ciclici. Si tratterebbe di un rally di breve respiro perché il timore che la Fed venga messa sotto sorveglianza prevarrebbe provocando forti preoccupazioni”. Con la disoccupazione al 3,7% e la capacità utilizzata a livelli roboanti, “la Fed non tornerebbe indietro sui tassi ma proseguirebbe in maniera molto chiara e netta sul sentiero dell’overshooting. Questo avrebbe un impatto certamente doloroso sulle obbligazioni, genererebbe la ricostituzione dei premi di rischio, senza garanzia di un dollaro forte proprio a causa dell’ingerenza dell’amministrazione nell’operatività della banca centrale. Questo sarebbe uno scenario non particolarmente brillante per gli asset rischiosi, né per gli asset obbligazionari”.
3) Camera e Senato ai democratici
Valutata al 21% c’è la possibilità che sia Camera che Senato passino a maggioranza Democratica. “In questo caso a soffrire sul fronte obbligazionario sarebbero le obbligazioni corporate domestiche insieme al dollaro, mentre i mercati emergenti, sia sul fronte obbligazionario che azionario avrebbero buone possibilità, mentre immobiliare e farmaceutici subirebbero una forte penalizzazione sui listini”.
4) Camera Repubblicana, Senato democratico
L’ipotesi più remota (6%) prevede una Camera Repubblicana e un Senato Democratico: “a uscirne vincenti in questo caso sarebbero l’obbligazionario Usa, sia governativo che corporate, e nell’azionario emergenti e infrastrutture”.
Fonte: https://www.money.it/usa-elezioni-midterm-2018-quattro-scenari-mercati-investitori
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