Emerging Market Debt 2018: mercati di frontiera sono il nuovo orizzonte degli investimenti

Emerging Market Debt 2018: mercati di frontiera sono il nuovo orizzonte degli investimenti

NN Investment Partners ha presentato l’outlook 2018 sui mercati emergenti. Il capo degli investimenti Marcelo Assalin ha indicato un nuovo orizzonte cui guardare: i mercati di frontiera, ecco perché

Il 2017 è stato un anno positivo per le dinamiche tecniche dei mercati emergenti. I flussi di domanda per il debito emergente confermano questa affermazione, infatti secondo i dati FMI al 31 dicembre dello scorso anno i flussi di portafoglio verso le asset class EMD, acronimo di Emerging Market Debt, hanno raggiunto quota 112,8 miliardi di dollari, il massimo livello degli ultimi 10 anni.

“Questo trend è destinato a continuare anche quest’anno, sostenuto in particolare dal divario di crescita del Pil tra economie sviluppate ed emergenti. Ci aspettiamo, infatti, che nel corso del 2018 il Pil dei paesi emergenti aumenti ancora fino al 4,8%, dal 4,5% dello scorso anno”, ha affermato Marcelo Assalin, head of emerging market debt di NN Investment Partners, intervenuto questa mattina a Milano nel corso della presentazione dell’outlook 2018 della casa d’investimento che si focalizza da 25 anni a questa parte sul segmento dei mercati emergenti.

L’ampliamento del differenziale di crescita citato da Assalin si gioca principalmente su tre fattori fondamentali: maggior velocità di crescita della domanda interna, trend demografici favorevoli e maggiori opportunità di rendimento dovute a loro volta a mercati dei capitali meno efficienti.

L’insieme di questi elementi depone a favore di un “interessante vantaggio di rendimento per le asset class EMD, – ha chiosato Assalin - a fronte di un basso rischio di default”. “Particolarmente interessanti dal punto di vista dell’asset allocation sono i mercati di frontiera”, ha specificato il gestore di origine brasiliana.

Nella categoria del debito in valuta forte, abbiamo una forte preferenza per il debito dei mercati di frontiera. Questi si trovano infatti nella primissima fase del loro processo di sviluppo e presentano un potenziale di crescita economica elevato, associato a dati demografici favorevoli. Si tratta del segmento dell’universo del debito sovrano in valuta forte che offre i rendimenti più elevati, assieme a una duration relativamente bassa e a una limitata correlazione con i Treasury USA, ovvero una minore sensibilità all’aumento dei loro rendimenti. Inoltre, questi mercati godono di un forte sostegno da parte dell’FMI. Questo significa che a questi paesi non mancheranno i finanziamenti e presentano storicamente un basso tasso di default

I possibili rischi all’orizzonte nel 2018

Zero rischi all’orizzonte dunque? No, ovviamente. Se da un lato i pericoli di un hard landing della Cina si sono notevolmente attenuati, per Assalin la principale fonte di insidie per i mercati emergenti e di frontiera rimangono gli Stati Uniti.

Il processo di normalizzazione monetaria che la Fed porterà avanti causerà pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari. “Di per sé, questo non penalizzerà il quadro positivo dell’EMD, ma in combinazione con una sorpresa al rialzo sul fronte dell’inflazione - che contribuirebbe a un orientamento più restrittivo del previsto da parte della Fed - potrebbe alimentare la volatilità”, ha detto Assalin, che non dimentica nemmeno il recente inasprimento dei toni sul fronte commerciale.

“La preoccupazione principale ora è che una potenziale escalation negli Stati Uniti verso ulteriori misure protezionistiche potrebbe innescare forti ritorsioni e condurre a una vera e propria guerra commerciale. Ciò potrebbe avere un impatto sostanziale sul commercio mondiale e sui flussi degli investimenti esteri diretti, il che sarebbe molto dannoso per i paesi emergenti. Tuttavia questo non è il nostro scenario di base. Difatti, riteniamo che la recente retorica protezionistica rimarrà limitata al linguaggio provocatorio e qualsiasi risposta da parte dei partner commerciali degli Stati Uniti sarà coordinata e discussa nell’ambito del WTO”, ha concluso il capo degli investimenti EMD di NN Investment Partners.


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