Gestione attiva e passiva ad alto rendimento: quale è la migliore?
In uno studio condotto da Marc Leemans, Fund manager High Yield strategies di DPAM, vengono messi in evidenza le differenze tra la gestione attiva e quella passiva
Negli ultimi anni, l’azionario passivo ha riscosso un grande successo tra gli investitori, che si sono spostati sempre più verso quei fondi passivi caratterizzati da basso costo e in grado di replicare il loro indice. Ciò ha causato di fatto un’erosione delle quote di mercato da parte delle loro controparti attive.
Le politiche ultra-accomodanti delle Banche centrali hanno creato una situazione nella quale i gestori si trovano a cercare una classe di attivi ad alto rendimento: in questo senso, si è registrato un crescente interesse verso la gestione passiva obbligazionaria. Nello specifico, i flussi di capitale vanno verso gli ETF: le regole di replica dell’indice azionario non si possono però applicare all’universo obbligazionario.
I fondi attivi superano gli ETF
In uno studio condotto da Marc Leemans, Fund manager High Yield strategies di DPAM, sono stati confrontati i risultati degli ultimi sei anni di 15 fondi europei ad alto rendimento e i tre più grandi ETF europei ad alto rendimento.
I risultati sono piuttosto interessanti, in quanto emerge che almeno la metà dei fondi attivi ha sovraperformato gli omologhi ETF. Oltre a ciò, emerge come se un investitore avesse dovuto scegliere un fondo a inizio 2014, la scelta migliore nell’81,3% dei casi sarebbe stata quella relativa alla gestione attiva.
In termini di rendimento, le differenze vanno dal 2% a oltre il 20%: questo però subordinato alla decisione di scegliere il fondo più performante a fine 2013.
Le cause della differenza di performance
Leemans ipotizza che una delle cause di questa differenza può essere dovuta al fatto che che l’ETF prende in considerazione solo la parte più liquida del mercato, la quale è spesso più costosa. Inoltre vi sono delle divergenze in termini di esposizione e di rendimenti nel lungo periodo. In media, gli ETF sottoperformano gli indici di 60 punti base l’anno, a causa delle commissioni.
La performance degli ETF possono essere frenate dallo spread tra bid e ask: “Un gestore attivo può invece attendere tatticamente prima di investire se il mercato è costoso e può anche beneficiare dei premi di nuova emissione sul mercato primario”, commenta Leemans.
“A nostro avviso, una differenza di fondamentale importanza rispetto agli ETF è la ricerca fondamentale: scegliere l’obbligazione giusta al giusto prezzo e comprendere l’evoluzione di fondo del settore. Un approccio alla ricerca “dal basso verso l’alto” consente inoltre ai buoni gestori di fondi di evitare di investire nelle soluzioni obbligazionarie sbagliate e quindi di evitare le perdite che questo comporta”, chiosa l’esperto.
Fonte: https://www.money.it/gestione-attiva-passiva-alto-rendimento-quale-e-migliore
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