Italia: Moody’s rivede stime di crescita, per BTp futuro incerto
L’agenzia di rating Moody’s ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano . Dopo Istat e Ue, anche l’agenzia di rating americana ha ridimensionato la crescita economica del nostro Paese fra 0 e 0,5% per il 2019. Un tegola che non potrà non avere ripercussioni sull’andamento dei prezzi dei titoli di stato e quindi sui rendimenti. Soprattutto se gli analisti passeranno poi ai dati di fatto, cioè a un taglio del rating sul debito tricolore, attualmente Baa3 con out look stabile.
Importante quindi è ora capire come si muoveranno i Btp da qui ai prossimi mesi, in vista anche delle elezioni del parlamento europeo, quali rischi si corrono e dove è meglio posizionarsi per mettersi al riparo di eventuali scossoni. Per capirlo, ci siamo rivolti a Renato Frolvi, Gestore Portafoglio obbligazionario dello Studio Gaffino SIM-ROMA.
Come vede la curva dei rendimenti dei Btp dopo la revisione al ribasso delle stime di crescita dell’Italia?
Oggi il decennale italiano veleggia attorno al 2.80 %. Se non ci fosse incertezza sulla stabilita’ politica del governo attuale potrebbe valere tranquillamente un 2.50% e parteciperebbe sicuramente al rally del Bund tedesco. Infatti oggi il decennale tedesco vale un 0,08% - 0,10% (quando valeva ai primi di ottobre 2018 uno 0.55%). Ma il Bund a 10 anni può arrivare anche a rendimento zero se i drammatici dati sulla produzione industriale in Germania continueranno ad essere cosi’ negativi. Tuttavia, lo ripeto, noi non parteciperemo a questo rally perchè il mercato è pronto a colpire i Btp non appena verrà dichiarato ufficialmente che questo governo è arrivato al capolinea.
Le elezioni europee di maggio (ma anche prima, quando ci saranno le altre due elezioni regionali, cioè Sardegna 24 febbraio e Basilicata 24 Marzo) potranno essere fonte di attrito tra M5S e Lega, come è avvenuto dopo il risultato in Abruzzo. Di lì le vendite degli investitori esteri, che detengono ancora il 25% del debito pubblico italiano.
Ma mi aspetto anche vendite con i derivati (Btp future) messe in atto dagli investitori italiani quale strategia di copertura del portafoglio Btp in loro possesso. Non si tratterà di un attacco dei “poteri forti”, né una “punizione cattiva” nei confronti di una povera vittima indifesa (il debito italiano). Il crollo dei prezzi dei Btp sarà semplicemente l’effetto di una corsa a difendere il proprio portafoglio obbligazionario da un debitore inaffidabile (l’Italia) che non cresce da 10 anni e ha un debito/Pil del 132%.
Dopo maggio aumenterà il rischio di elezioni anticipate. Cosa consiglia a chi è investito in Btp?
Se dovessimo andare alle elezioni anticipate, i giorni immediatamente precedenti alle elezioni politiche saranno giorni di alta volatilità. Non escludo “scosse telluriche“ simili a quelle della fine di ottobre 2018, quando ci furono tensioni tra UE e Italia circa il corretto rapporto deficit /Pil da adottare per la Legge di Bilancio (i Btp 10Y arrivarono a metà ottobre al 3.50%-3.60%).
Non raccomando ora l’investimento in Btp. Per chi invece è già investito raccomanderei di accorciare molto la durata media del proprio portafoglio: Ctz e Btp a 2 anni potrebbero andare benissimo. Raccomando invece l’investimento in Bonos Spagnoli a medio–lungo termine (la Spagna ha un debito/Pil pari al 98% e ancora una crescita positiva del +2.1% per il 2019 e +1.9% per il 2020 secondo le recenti stime di febbraio 2019 della UE).
Basti pensare che non si è manifestata alcuna scossa alla curva dei Bonos spagnoli anche in questi recenti tempi di incertezza politica in Spagna (il rischio elezioni anticipate non ha sortito alcun effetto sul Bonos a 10 anni, in questi giorni, fermo nel range 1,20%-1.25% da gennaio). Dopo le elezioni anticipate, il discorso cambia. Quale che sia il risultato elettorale e qualsiasi governo nascerà, ai mercati finanziari basterà sapere che la nuova squadra manterrà l’impegno di rigore nel bilancio per tornare a comprare Btp, soprattutto trentennali e decennali. E i tassi torneranno a scendere.
Monti nel 2012 ha introdotto le Cacs sui Btp. Un campanello di allarme in previsione di una ristrutturazione del debito?
Assolutamente no. Le clausole di azione collettiva hanno una importanza limitata. E difficilmente verranno messe in atto. Infatti, possono essere applicate solo su titoli emessi dopo il 1° gennaio 2013, quindi non hanno un valore retroattivo. Inoltre, le Cacs valgono solo su emissioni superiori ai 12 mesi, e possono essere applicate esclusivamente sul 45% dei titoli emessi in un anno e la decisione su quali emissioni applicare le clausole di azione collettiva spetta allo Stato.
Ma comunque ritengo che non ci sarà mai una ristrutturazione del debito pubblico italiano. Sarebbe un suicidio economico-finanziario. Il solo annuncio della ristrutturazione porterebbe ad un sell-off disastroso e quindi avrebbe conseguenze catastrofiche sui rendimenti dei Btp, e quindi sulla spesa per interessi, nonché sulla solvibilità dell’Italia. Il rialzo dei rendimenti sarebbe cosi’ insopportabile che porterebbe ad una uscita dall’euro in pochi mesi.
Inoltre una ristrutturazione del debito attiverebbe il diritto al risarcimento da parte dei compratori di CDS su Italia (le polizze assicurative contro il default di un debitore), con fallimenti a catena dei venditori di CDS (coloro che dovrebbero risarcire l’ importo nominale del capitale assicurato). Il cataclisma si estenderebbe a tutti i mercati finanziari, e non solo a quello obbligazionario italiano.
Non è attualmente calcolabile quindi il terremoto sui mercati che ne deriverebbe: Il default Lehman Brothers del 15 settembre 2008, a confronto, sarebbe una leggera pioggerellina primaverile. Per questo motivo, l’evento ristrutturazione è pressoché impossibile da realizzare.
Volendo investire in titoli di stato italiani, quale tratto della curva sarebbe bene prediligere in questo momento?
Ctz e Btp a 2 anni sono il terreno ideale per essere immunizzati dalla volatilità di Primavera. Il Btp a 10 anni va comprato, come ho detto sopra, dopo le elezioni anticipate in Italia. Raccomando prudenza per chi vuole investire o è già investito in Btp. E’ cruciale un posizionamento sulla parte corta della curva, non oltre i 2 anni.
Sconsiglio vivamente i Cct, titoli di stato a tasso variabile, visto che la loro indicizzazione all’euribor non darà alcun vantaggio con una BCE ferma a -0.40% sul tasso sui depositi per almeno altri 12 mesi. Ugualmente sconsiglio i titoli legati all’inflazione, un "animale in via di estinzione” per i prossimi 2 anni in Europa.
Fonte: https://www.money.it/Italia-Moody-s-rivede-stime-di
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