L’oro potrebbe beneficiare di un quadro economico più favorevole

I prezzi dell’oro risultano poco mossi nelle ultime ottave, dopo la forte discesa avuta tra il 19 aprile e il 16 agosto scorsi, che li ha portati a segnare una performance negativa del 12,99%.

Questi ribassi sono dovuti alla normalizzazione della politica monetaria da parte della Federal Reserve, che ha fatto salire il biglietto verde penalizzando le quotazioni del prezioso per eccellenza.

Qualcosa nel quadro macroeconomico sta però cambiando: le parole più dovish del numero uno dell’istituto centrale statunitense, Jerome Powell, hanno fatto stabilizzare il dollaro americano, riducendo le aspettative di inflazione. Il Presidente della Fed ha infatti affermato di voler subordinare i successivi rialzi ai futuri dati economici.

Nell’attuale contesto, sebbene le aspettative per un rialzo dei tassi a dicembre rimangano elevate, gli analisti prezzano infatti un 70,6% di probabilità di aumento, secondo Névine Pollini, Senior commodity analyst di Union Bancaire Privée “il numero previsto di aumenti dei tassi dei Fed Funds nel 2019 è sceso, da due a meno di uno”. L’esperta si dice cauta sull’andamento dei corsi del metallo giallo, sostenendo che potrebbe rimanere in un trading range.

A sostenere i corsi del gold si inserirebbe anche l’allentamento delle tensioni tra Usa e Cina, che “potrebbe ridurre la domanda del dollaro come valuta rifugio sicuro”.

“Tuttavia, nel medio termine il biglietto verde dovrebbe rimanere forte, sostenuto da ulteriori aumenti dei tassi di interesse, dalla disputa legata alla legge di bilancio italiana, dall’incertezza della Brexit e dal conflitto commerciale USA-Cina ancora irrisolto. I mercati, infatti, dovranno ancora affrontare a lungo il tema della rivalità tra Stati Uniti e Cina”, chiosa la Senior commodity analyst di UBP.

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