Mercati finanziari: il 2018 anno ancora favorevole alla componente di rischio
Il 2018 è iniziato nel migliore dei modi per i mercati azionari globali, con i principali indici che in queste prime settimane hanno già maturato performance notevoli. Esempio ne è il Dax tedesco che dal 1° gennaio a oggi ha visto i suoi valori di circa il 5%, in linea con il +6% registrato dal Dow Jones Industrial e dall’S&P 500.
All’interno di questo quadro, particolarmente brillante è stato l’avvio d’anno del FTSE Mib, con l’indice di riferimento di Piazza Affari che attualmente segna un progresso di circa 9 punti percentuali rispetto ai valori con cui aveva archiviato il 2017.
In questo contesto è dunque molto importante capire se i movimenti di mercato in atto siano sostenibili e basati su un quadro macro favorevole agli asset tipicamente più rischiosi. Money.it ha intervistato Francesco Branda, Head Passive & ETF Specialist Sales Italia di UBS Asset Management.
Azioni: i rialzi sono giustificati?
Per il manager le performance delle Borse mondiali sono “sostenute da una crescita economica globale che anche quest’anno molti investitori ritengono possa essere consistente e generalizzata”. Guardando nello specifico all’Europa, secondo Branda “la forte partenza che i listini stanno registrando è legata a doppio filo con la solidità dei dati macroeconomici, elemento che rafforza la propensione degli investitori verso gli asset più rischiosi come le azioni”.
A conferma di questa tendenza si inserisce l’analisi dei flussi degli investimenti. “Se a novembre avevamo registrato movimenti verso la liquidità, già da dicembre e anche in questo gennaio notiamo un nuovo ritorno verso il rischio”, analizza Branda.
La diversificazione rimane tuttavia una delle regole più importanti nella costruzione dei portafogli, elemento essenziale per ridurne il rischio complessivo e stabilizzarne i rendimenti. “L’equity non è certamente l’unica asset class che registra un forte consensus in questo 2018. Vi è molto interesse anche per la componente legata al debito dei Paesi Emergenti, che consente di sfruttare a proprio vantaggio le possibilità di carry trade ora presenti sui mercati”, ha proseguito il capo della struttura italiana di UBS ETF.
Bond: nel 2018 puntare su strumenti legati all’inflazione?
Nelle prossime settimane un tema che catalizzerà l’attenzione degli investitori internazionali sarà indubbiamente quello del cambio alla guida della Federal Reserve americana. Jerome Powell prenderà il posto di Janet Yellen e a lui sarà affidato il compito di gestione della politica monetaria della prima economia mondiale.
“Nessuno crede che il nuovo Governatore vada a modificare la linea tracciata dalla Yellen”, spiega Branda, secondo cui “la vera variabile su cui si concentreranno i mercati sarà la composizione del nuovo board della Fed”. Il proseguimento della politica monetaria delineata da Janet Yellen implica la continuazione di quel processo di normalizzazione e di aumento del costo del denaro intrapreso da fine 2016.
“Nel corso del 2018 gli operatori finanziari si aspettano nuovi rialzi dei tassi Usa e questo inevitabilmente si ripercuoterà con delle pressioni sul mercato obbligazionario. Anche per questo motivo riteniamo che investire in strumenti legati all’inflazione potrebbe essere una soluzione interessante”, ha specificato Branda.
Mifid 2: cosa aspettarsi?
Il 2018 sarà tuttavia un anno speciale per il mondo del risparmio gestito. Con il 3 gennaio scorso è infatti entrata a regime la Mifid 2, normativa europea che disciplina i servizi di investimento. Il vero punto interrogativo, sia lato società di gestione che clienti, è rappresentato dall’impatto che avrà sul mercato l’attuazione della norma.
“Indubbiamente con la Mifid 2 vi sarà maggiore trasparenza all’interno del settore”, ha dichiarato in conclusione dell’intervista Branda, secondo cui tuttavia “quello in atto è un processo di adattamento dinamico in cui bisogna realmente capire i cambi richiesti. Anche dal punto di vista dei clienti finali riteniamo che le vere ricadute della Mifid 2 si inizieranno a registrare tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, ossia quando emergeranno i reali costi dei portafogli. A nostro avviso con la nuova struttura normativa a essere favorite in termini di crescita dovrebbero essere sia le gestioni patrimoniali che le soluzioni passive quali quelle espresse dagli ETF”.
Fonte: https://www.money.it/Mercati-finanziari-il-2018-anno
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