Mercati finanziari: prematuro parlare di recessione

Mercati finanziari: prematuro parlare di recessione

Giacomo Calef, Country manager di Notz Stucki, fornisce un quadro della situazione attuale sui mercati specificando che non ci sono segnali nell’economia reale per parlare di crisi

La correzione dei principali indici globali ha portato il maggiore listino americano, l’S&P500, a perdere oltre il 10% dai top dello scorso 21 settembre. In questo contesto, Giacomo Calef, Country manager di Notz Stucki fornisce un quadro sull’attuale situazione dei mercati finanziari ponendo un focus sulle motivazioni che hanno portato alle vendite sull’equity.

Per l’esperto, vi sono due ragioni che hanno causato questo sell-off, la prima delle quali dovuta al Presidente americano Donald Trump e, in particolare, alla guerra commerciale.

Dopo la tregua di 90 giorni siglata con la Cina al G20 di Buenos Aires infatti, il compromesso è minato dalle nuove tensioni derivanti dall’arresto del CFO e figlia del fondatore di Huawei voluto dagli Stati Uniti.

Il secondo elemento è di tipo economico, con il numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha adottato un atteggiamento più dovish.

Il primo fattore citato conferma l’imprevedibilità del Tycoon, che causa incertezza sui mercati. Gli operatori infatti reagiscono con le vendite quando lo scenario è poco chiaro.

Gli effetti dell’escalation sul piano commerciale con la superpotenza asiatica sono negativi per entrambi i Paesi sia sul piano della crescita, sia su quello dei maggiori costi per i consumatori dovuti ai dazi.

Visti i precedenti però “quella di Trump potrebbe essere ancora una volta una strategia politica volta a minacciare e poi mediare sul finale per ottenere il miglior risultato possibile”, sostiene Calef.

Un’altra considerazione può essere fatta su uno dei principali riferimenti per i mercati mondiali, ossia la curva dei tassi americana, che si sta appiattendo.

Tradizionalmente infatti, quando questo grafico cambia la sua pendenza da positiva a negativa, viene dato un allarme molto forte in merito ad una possibile recessione. Questo elemento, unito ad un atteggiamento più cauto di Powell ha spaventato gli investitori.

Il Country manager di Notz Stucki, analizzando i casi nel passato in cui lo spread tra gli yield dei titoli di Stato americani a 2 e 10 anni si è azzerato, nota che si è a circa 13 punti base da quando l’indicatore della curva dei rendimenti ha anticipato una crisi con circa un anno e mezzo di anticipo. I mercati inoltre, prima della vera e propria recessione, solitamente registrano risultati positivi.

Giacomo Calef osserva poi gli ultimi risultati dell’indice PMI composite dei vari Paesi, che risultano superiori al livello neutro di 50. “In tutti i principali blocchi economici, l’attività economica è in crescita. In conclusione, i mercati danno un segnale di debolezza economica e di possibile recessione di cui ad oggi non vi è traccia nei dati economici”, chiosa l’esperto.


Fonte: https://www.money.it/Mercati-finanziari-prematuro-parlare-di-recessione

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