PIR: l’approfondimento della Fondazione Nazionale Commercialisti

PIR: l'approfondimento della Fondazione Nazionale Commercialisti

PIR: la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, con un documento pubblicato il 13 marzo 2018 , ha analizzato il quadro normativo e gli aspetti operativi relativi ai piani individuali di risparmio a lungo termine.

La disciplina dei PIR è stata introdotta nel nostro ordinamento dalla Legge di Bilancio 2017 al fine di immettere flussi finanziari nell’economia reale e nel tessuto produttivo italiano, destinando maggiori risorse alle piccole e medie imprese.

La FNC nel documento pubblicato online fornisce un’analisi completa dei requisiti necessari per ottenere le agevolazioni, dei vantaggi che le imprese hanno ottenuto dall’introduzione dei PIR e di costi e criticità per l’investitore.

Non solo: la disciplina dei piani individuali di risparmio è stata comparata con le altre principali esperienze europee.

Vediamo insieme nel dettaglio quali indicazioni sono state fornite dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti in merito ai piani individuali di risparmio.

Cosa sono i PIR e quali condizioni sono necessarie per ottenere i benefici?

Come ricorda anche la FNC i PIR sono una specifica tipologia di investimento destinato alle persone fisiche i cui redditi beneficiano dell’esenzione: dalle imposte sui redditi derivanti dagli strumenti finanziari e dalla liquidità che concorrono a formare il PIR; dall’imposta sulle successioni relativa agli strumenti finanziari che compongono il piano in caso di trasferimento a causa di morte.

L’investimento nel piano beneficia delle agevolazioni fiscali quando: gli strumenti finanziari di uno stesso emittente e la liquidità che lo compongono non sono superiori al 10%;almeno una parte , il 70%, dell’investimento totale è destinata a strumenti finanziari “qualificati” vale a dire anche non negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione emessi da imprese residenti nel territorio italiano; una parte dell’investimento, almeno il 30% del 70%, deve essere destinato a strumenti finanziari di imprese non inserite nel FTSE MIB o in altri indici equivalenti di altri mercati esteri; gli strumenti finanziari sono detenuti per il periodo di tempo minimo di cinque anni.

I piani individuali di risparmio e la prassi internazionale

L’introduzione della disciplina dei piani individuali di risparmio ha permesso di allineare l’impianto normativo a quello degli altri paesi europei tra cui il Regno Unito e la Francia.

In queste nazioni infatti, da diversi anni, sono state introdotte agevolazioni per l’investimento di lungo periodo, con la creazione di strumenti quali i Plan d’Epargne en Actions e gli Individual Saving Accounts (ISAs).

Queste agevolazioni hanno consentito sia nei paesi francofoni che in quelli inglesi un notevole aumento dell’utilizzo dei PIR nel corso degli anni. Cosa che in parte sta avvenendo anche in Italia visto l’elevato numero di adesioni.

I vantaggi per le imprese

L’introduzione dei PIR ha prodotto numerosi vantaggi, il principale riguarda lo stimolo fornito dagli incentivi fiscali all’immissione di risorse finanziarie nell’economia reale e, in particolare, a supporto delle piccole e medie imprese.

La Fondazione Nazionale dei Commercialisti spiega che i benefici fiscali previsti dalla norma spostano l’interesse dei potenziali investitori verso questa forma di impiego dei capitali, anche a discapito dei titoli di Stato.

Questo perché mentre, in via generale, l’investimento in tali strumenti è incentivato grazie ad una tassazione più favorevole rispetto a quella ordinaria (12,5% rispetto al 26%) attraverso le agevolazioni stabilite per i PIR tale difformità viene meno.

I costi per l’investitore

La Fondazione Nazionale dei Commercialisti cerca poi di analizzare le criticità che riguardano la disciplina dei piani individuali di risparmio.

Una tra queste riguarda sicuramente i costi associati all’utilizzo di questi strumenti: in molti casi gli oneri da sostenere sono significativi ed è proprio questo uno dei motivi che rende meno conveniente investire in PIR .

Infatti oltre alle commissioni di gestione e d’ingresso, molti piani presentano anche commissioni di performance, il cui calcolo è effettuato in maniera non omogenea tra tutti i gestori.

Inoltre possono aggiungersi una serie di costi accessori relativi all’apertura e tenuta del conto titoli e alla negoziazione degli strumenti quotati in Borsa.

Si allega di seguito il documento pubblicato dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti sui piani individuali di risparmio. https://www.money.it/IMG/pdf/2018_0...

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Documento pubblicato il 13 marzo 2018 dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti I piani individuali di risparmio: quadro normativo e aspetti operativi


Fonte: https://www.money.it/Piani-individuali-di-risparmio-approfondimento-Fondazione-Nazionale-dei-Commercialisti

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