Rendimento Bund torna a zero, non succedeva da ottobre 2016
L’attuale scenario favorisce i flussi verso gli asset meno rischiosi, se non risk free puri come il Bund tedesco, il cui rendimento è sceso sotto lo zero per la prima volta da ottobre 2016
Sui mercati prosegue la corsa agli acquisti di obbligazioni. Come avevamo segnalato ieri gli investitori stanno dirigendo enormi flussi finanziari sul mercato degli asset a reddito fisso, sia negli Stati Uniti che in Europa.
Oltreoceano il rendimento del Treasury Note a dieci anni è sceso dal 2,52% di ieri al 2,47%, livello che corrisponde ai minimi del gennaio 2018. Questo evento ha l’effetto di schiacciare ancora di più la parte breve della curva dei rendimenti statunitense . In particolare sulla scadenza 2-10 anni il differenziale è sceso a 11 punti base, in prossimità dei minimi dal 2007.
Rendimento Bund sotto zero. Questo scenario favorisce i flussi verso gli asset meno rischiosi, se non risk free puri come il Bund tedesco, il cui rendimento è sceso sotto lo zero per la prima volta da ottobre 2016.
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Rendimento del Bund benchmark a 10 anni. Fonte: Bloomberg
A spostare la propensione al rischio degli investitori è stata la frenata nuova frenata dell’industria tedesca, che ha gelato le Borse del Vecchio Continente.
L’indice PMI di Markit sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende tedesche della manifattura a marzo (lettura preliminare) è sceso sui minimi da sei anni e mezzo a 44,7 punti da 47,6 di febbraio. Il consensus era a 48. Markit ha spiegato nel comunicato di accompagnamento che il calo è da ricondurre all’andamento degli ordini dall’estero, soprattutto a quelli sul comparto automotive.
Banche in affanno. In questa condizione, per le banche diventa più complicato ottenere buoni guadagni dall’attività caratteristica di intermediazione. Ecco perché le azioni delle principali banche europee segnano rosso: l’indice Eurostoxx Banks ha virato bruscamente verso il basso, tornando sui minimi da inizio mese. Fra i titoli con il passivo più ampio ci sono le prime due banche italiane per capitalizzazione: Unicredit (-3,86% a 11,46 euro al momento della scrittura) e Intesa Sanpaolo (-3% a 2,14 euro).
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