Ritorno a politiche keynesiane: espansione fiscale sarà nuovo driver

Ritorno a politiche keynesiane: espansione fiscale sarà nuovo driver

Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale di T. Rowe Price, fornisce una view rispetto alla quale nota una generale tendenza a livello globale nell’aumentare gli stimoli fiscali

L’eccessivo rigore fiscale che ha contraddistinto gli ultimi anni ha portato alcune popolazioni mondiali ad eleggere un Governo di matrice populista. Si pensi, a titolo esemplificativo, agli Stati Uniti con Donald Trump, al referendum Brexit in Gran Bretagna e al nostro esecutivo gialloverde.

Questo porta i vari Stati ad essere più generosi dal punto di vista fiscale, in modo tale da accontentare l’elettorato. Ciò crea non poche preoccupazioni presso gli investitori istituzionali, come dimostrato dai recenti tagli al rating del nostro Paese.

Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale di T. Rowe Price sostiene che non si possono escludere ulteriori tagli al giudizio del debito sovrano italiano: “Il piano fiscale della coalizione prevede solo una stabilizzazione del rapporto debito/Pil, non lasciando spazio fiscale per rispondere ad eventuali shock. L’Italia è il secondo Paese più indebitato dell’Eurozona dopo la Grecia, con un rapporto debito/Pil superiore al 130%. Non sorprende quindi che i mercati stiano chiedendo un premio più elevato per investire sul debito italiano. Guardando avanti, riteniamo che gli spread resteranno probabilmente elevati e la volatilità non diminuirà facilmente” commenta l’esperto.

Il caso di Inghilterra e Stati Uniti

In Inghilterra l’intenzione del Governo di aumentare la spesa pubblica potrebbe portare i titoli di Stato inglesi, i Gilt, ad una fase di indebolimento.

Negli Usa invece, l’amministrazione Trump ha già provveduto ad un corposo taglio delle imposte che ha portato il deficit di bilancio al 17% a settembre 2018. Fino ad ora i provvedimenti di Trump hanno continuato a spingere l’economia a stelle e strisce, anche se qualche analista comincia a prospettare una crisi che potrebbe anche togliere al Treasury lo scettro di bene rifugio.

In questo caso Fitzsimmons afferma che: “Quando il mercato alla fine si troverà a dover affrontare le implicazioni di un deficit fiscale ampio per le generazioni future, i Treasury a scadenza più lunga potrebbero essere più a rischio”.

Esempi anche nel mondo emergente

Anche il Governo indiano, si è fatto tentare dall’espansione fiscale in vista delle elezioni del 2019. In questo caso, gli investitori internazionali hanno reagito vendendo i bond governativi dell’India e deprezzando la rupia.

Sempre restando nell’ambito dei Mercati Emergenti, la Cina si trova compresa tra due fuochi, dato che vuole ridurre il deficit di bilancio ma anche adottare politiche grazie alle quali si potrebbero tagliare le tasse e aumentare la spesa pubblica.

“Anche se non prevediamo che il renminbi cinese oltrepasserà la soglia chiave di cambio a 7 rispetto al dollaro, potrebbe trattarsi del sacrificio che le autorità dovranno fare per supportare l’economia”, ha spiegato il gestore.

I mercati si trovano quindi ad esplorare nuovi territori, connotati dagli sforzi dei vari Governi di adottare politiche fiscali meno restrittive del passato. Questo a causa dei crescenti timori relativi al fatto che i vari istituti centrali abbiano fatto tutto ciò che potevano per aiutare la crescita economica.


Fonte: https://www.money.it/Spesa-pubblica-espansione-fiscale-politiche-keynesiane-driver-prossimo-periodo

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