Strategie “new active” e sistematiche sempre più in voga presso i fund selector italiani
La ricerca, presentata questa mattina a Milano da Alexander Friedman, Ceo del Gruppo GAM, è stata condotta su un campione di 300 fund buyer italiani e mostra le netta preferenza di questi ultimi verso fondi che adottano strategie attive “pure”
I fund selector italiani sono sempre più propensi a selezionare fondi che perseguono un’operatività realmente attiva, nel senso lato del termine, e a scartare invece quei fondi che si proclamano attivi ma che nei fatti non lo sono. Lo rivela una ricerca commissionata da GAM Investments e messa a punto da FINER, società di ricerca in ambito finanziario fondata da Nicola Ronchetti.
Secondo i risultati della ricerca l’83% degli investitori professionali italiani interpellati da FINER mostra una netta preferenza per le strategie attive pure o a predominanza attiva. Più in dettaglio, la capacità di gestione del rischio e di protezione del portafoglio dei prodotti a gestione attiva è considerata tra gli elementi di maggior valore per il 59% degli intervistati.
La ricerca, presentata questa mattina a Milano da Alexander Friedman, Ceo del Gruppo GAM, è stata condotta su un campione di 300 fund buyer italiani, un numero “dall’alta significatività statistica rispetto alla popolazione totale”, ha commentato Riccardo Cervellin, country head di GAM per l’Italia.
Con questi presupposti, la maggioranza dei fund selector vuole continuare ad investire su prodotti attivi per la propria asset allocation (55%), mentre il 18% degli intervistati dichiara di essere intenzionata ad investire di più in prodotti attivi negli anni a venire. I partecipanti al sondaggio concordano per il 57% nell’indicare le strategie attive come la giusta scelta di investimento particolarmente durante i periodi di volatilità del mercato, mentre il 29% afferma di preferire le strategie attive non direzionali indipendentemente dal contesto di mercato. Al verificarsi poi di uno scenario di crisi, il 69% investirebbe esclusivamente in strategie attive o a predominanza attiva.
Il futuro all’insegna dei prodotti New Active
Con i mercati ora significativamente più volatili gli esperti di GAM Investments vedono un potenziale ridotto per i tradizionali portafogli azionari e obbligazionari. “È quindi un segnale molto incoraggiante che gli investitori italiani mostrino una chiara preferenza per le strategie attive”, ha detto Cervellin.
Alexander Friedman si è invece soffermato sulle qualità di questo approccio. “Solo l’investimento attivo permette una decorrelazione dai trend del mercato ed una gestione del rischio efficaci. Dopo molti anni di costante crescita dei mercati, la volatilità è tornata, creando le migliori condizioni per la sovraperformance dei gestori attivi. L’investimento attivo fa parte del DNA di GAM e, secondo i dati a marzo 2018, l’82% degli assets dei nostri fondi di investimento batte il benchmark a tre anni”.
In guardia contro il closet tracker
Il country head per l’Italia di GAM Investments, Riccardo Cervellin (nella foto) ha messo in guardia contro il fenomeno del “closet tracker”, che coinvolge i gestori che si dichiarano attivi ma che nei fatti si limitano alla replica delle performance di un benchmark.
Secondo il sondaggio condotto presso i fund buyers italiani i fondi flessibili sono quelli meno affetti, per definizione. Il 38% degli interpellati nota questo fenomeno in particolar modo nell’azionario mentre il 30% nell’obbligazionario.
Le strategie sistematiche in crescita esponenziale
Riscontrano un numero sempre maggiore di fan le strategie sistematiche, ovvero basate su algoritmi in grado di captare rendimento per ogni componente specifica di rischio. La ricerca di GAM mostra un tasso di crescita composto (CAGR) di oltre il 16% fra il 2010 e il 2018. Lo scorso anno le masse gestite da fondi (sia hedge che mutual) che dichiarano di utilizzare queste strategie hanno superato i 1000 miliardi di dollari.
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