Tre motivi per non credere alla recessione globale

Tre motivi per non credere alla recessione globale

Il capo economista di Schroders individua nella fine della guerra commerciale, in un’inflazione più contenuta e nella politica monetaria più accomodante le tre ragioni per non credere in una prossima recessione globale

Recessione in vista?

Assolutamente no per il capo economista di Schroders, Keith Wade: «Anche se gli indicatori di breve termine restano deboli e i volumi degli scambi commerciali a globali sono crollati noi riteniamo che non assisteremo a una recessione, piuttosto a un rallentamento».

Nessuna recessione all’orizzonte. Per Wade, Chief Economist & Strategist della casa d’investimento quotata alla Borsa di Londra, esistono diversi motivi per essere ancora ottimisti riguardo all’attuale ciclo economico. «Riteniamo che alcune delle debolezze commerciali viste sino ad ora siano legate al fatto che le aziende hanno accelerato gli ordini di importazioni prima dell’aumento dei dazi. Ciò dovrebbe portare a un calo degli inventari nei prossimi mesi, tuttavia finché la domanda non collassa ci dovrebbe essere la possibilità di assistere a una ripresa una volta che i livelli delle scorte si saranno equilibrati e gli eccessi saranno eliminati», ha spiegato l’economista e strategist in uno statement circolato questa mattina.

I tre motivi dell’ottimismo

Le preoccupazioni riguardo a una possibile recessione restano elevate nel breve termine, ma guardando ad un orizzonte temporale più lungo si può essere più ottimisti riguardo alla crescita. Wade individua tre fattori specifici a supporto di questa tesi: Prezzi energetici più bassi. Sebbene si tratti in parte di una conseguenza dell’indebolimento della domanda a livello globale, questa situazione sta aiutando ad abbassare il livello di inflazione, che a sua volta sta sostenendo il potere d’acquisto dei consumatori a livello globale. I consumatori statunitensi tendono a vedere i benefici complessivi di questa situazione, grazie alla tassazione relativamente bassa sulla benzina che, combinata con un aumento dei compensi, sta portando a una crescita dei salari reali attorno al 2%, il livello più alto negli ultimi tre anni. Ciò vale anche per l’Europa e l’Asia. i consumatori rappresentino un elemento a sostegno della crescita secondo le previsioni di Schoroders. Stati Uniti e la Cina si stanno avvicinando a un accordo commerciale. Sopo la decisione del Presidente Trump di portare la deadline oltre il 1° marzo per l’aumento dei dazi dal 10% al 25% sui 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Sebbene ci siano ancora diversi ostacoli da superare, soprattutto in riferimento alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, ciò ha segnato un miglioramento rispetto all’escalation che ci aspettavamo precedentemente. L’aumento dei dazi sarà ora più limitato e ciò aiuterà a ridurre i costi, a proteggere i margini di profitto e a contenere l’inflazione. Questo fattore è stato alla base della nostra previsione di un’inflazione core inferiore negli Stati Uniti. L’accordo dovrebbe anche aiutare a ridurre l’incertezza e a portare un po’ di chiarezza alle società che hanno sospeso la pianificazione delle spese, in attesa di decidere il futuro delle loro supply chain internazionali. Politica monetaria più accomodante. Ciò in parte è una conseguenza del minor livello di inflazione, ma segna anche un cambiamento dell’orientamento politico della Fed, dato che la Banca Centrale è diventata più propensa a rispondere alle condizioni del mercato finanziario.

Questi tre fattori sono alla base delle previsioni di Schroders per l’economia globale nel 2019 e costituiscono il punto di partenza delle revisioni economiche fatte dal team guidato da Wade, che chiosa:

«Abbiamo recentemente ridotto le nostre previsioni sulla crescita del Pil globale nel 2019 al 2,8% dal 2,9%, sulla base delle nostre previsioni al ribasso per UK, Eurozona e Giappone, controbilanciato da un lieve aumento sulle aspettative per la Cina. Allo stesso tempo abbiamo recentemente aumentato le previsioni su un orizzonte temporale più lungo. Per il 2020 le previsioni di crescita per gli Stati Uniti sono passate all’1,6% (dall’1,3%), per il Giappone allo 0,4% (dallo 0%) e per la Cina al 6,1% (dal 6,0%)».


Fonte: https://www.money.it/Tre-motivi-non-credere-recessione-globale

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