Cina: una fisiologica e salutare correzione
Nello scacchiere internazionale la disputa fra Usa e Cina ha assunto una rilevanza progressivamente sempre più importante. Appare quindi comprensibile che dopo l’incredibile rally dei primi quattro mesi l’euforia lasciasse il posto ad una più razionale valutazione dei tanti focolai di crisi che compongo il quadro geopolitico internazionale
Non è un’estate facile per gli investitori. Dopo l’incredibile rally dei primi quattro mesi era inevitabile e razionale che l’euforia lasciasse il posto ad una più razionale valutazione dei tanti focolai di crisi che compongo il quadro geopolitico internazionale.
Nello scacchiere internazionale la disputa commerciale fra Usa e Cina, rispettivamente prima e seconda economia mondiale, ha assunto una rilevanza progressivamente sempre più importante. Appare quindi comprensibile che anche le azioni legate a questa superpotenza economica mondiale abbiano accusato prese di beneficio. Analizziamone i motivi dal punto di vista quali-quantitativo e tecnico.
Strategic Certificate Belt & Road: l’evoluzione dal’emissioe
Dall’emissione, lo Strategic Certificate Belt & Road ha lasciato sul terreno un 3,51%. A spingere i ribassi del certificato, che ricordiamo essere composto da 25 azioni cinesi di classe A, sono principalmente dei fattori esogeni, il primo dei quali è attribuibile alla guerra commerciale in atto tra Usa e Cina.
Lo Strategic Certificate Belt & Road di Vontobel dalla sua emissione
Lo scorso primo agosto infatti, il Presidente statunitense, Donald Trump, ha annunciato che dal prossimo 1° settembre verranno apposti dazi su 300 miliardi di dollari di beni cinesi. Il tycoon ha poi recentemente dilazionato al 15 dicembre 2019 le tariffe su alcuni prodotti hi-tech inclusi nella lista, togliendo un po’ di pressione sui mercati.
Questa mossa ha di fatto dato il via a diverse conseguenze, come lo stop delle importazioni di prodotti agricoli a stelle e strisce da parte di Pechino e, soprattutto, una svalutazione del cambio Usd/Cny da parte della Banca centrale cinese (PBOC), giunto ai massimi da oltre sette anni. Questa scelta ha portato il Tesoro statunitense a far entrare la Cina nei Paesi “manipolatori di valuta”.
La svalutazione dello Yuan a delle conseguenze positive e negative per le società cinesi, che da un lato vedono avvantaggiate le esportazioni, dall’altro vengono penalizzate dal loro debito in Dollari Usa. Un eccessivo indebolimento dello Yuan potrebbe portare ad una fuga di capitali dal Dragone.
Queste decisioni hanno fatto spaventare gli investitori, che hanno innescato la tipica dinamica del risk off, con vendite su azioni e acquisti di “asset sicuri”, come valute rifugio, oro e titoli di Stato.
Si deve inoltre considerare che Hong Kong è preda delle proteste, con i manifestanti che hanno causato il blocco delle partenze aeree per diverso tempo.
Se si osserva l’andamento dell’indice, salterà subito all’occhio come il calo sia avvenuto nel momento in cui sono scoppiate le tensioni sul fronte commerciale. In questo senso, nel momento in cui la guerra dei dazi tra Usa e Cina dovesse prendere una piega positiva, come da ultime notizie, il certificato dovrebbe tornare a riprendere un andamento ascendente.
L’analisi delle azioni componenti del Certificate
Vediamo ora da un punto di vista tecnico le prime quattro società per ponderazione dell’indice (19,33% del totale).
Su Telekomunikasi Indonesia Persero (ponderazione al 5,08%), i corsi sono inseriti in un deciso uptrend, con i compratori che sono riusciti a violare l’importante resistenza a 4.110 rupie. Ulteriori rialzi potrebbero creare per i corsi l’occasione di ritornare verso le 4.500 rupie, ultima resistenza prima dei top storici a 4.840 rupie.
Anche su Infosys (ponderazione al 5%), la situazione appare positiva, con le quotazioni che stanno cercando di effettuare il re-test della linea di tendenza che collega i top del 9 aprile a quelli dell’11 giugno 2019. La tenuta di questo livello avrebbe la possibilità di far iniziare una nuova gamba di rialzo, con i prezzi diretti verso quota 11,55 dollari, principale resistenza del titolo.
Le quotazioni di Naspers (ponderazione al 4,72%), pur trovandosi vicine ai massimi dell’anno, evidenziano una certa debolezza, testimoniata dalla riduzione dei corpi delle barre rialziste. Dal punto di vista grafico, è fondamentale una presa di forza al di sopra di 3.760 Rand sudafricani, dove verrebbe effettuato il breakout della linea di tendenza che collega i top del 21 novembre 2017 (massimi storici) a quelli del 29 aprile 2019. Le pressioni di vendita incrementerebbero in caso di ritorno sotto il minimo del mese in corso, a 3.332,22998 Rand sudafricani: in questo caso infatti, si convaliderebbe la rottura della trendline supportiva evidenziata nel grafico.
Differente la situazione di CLP Holdings (ponderazione al 4,53%), che evidenzia una debolezza maggiore delle altre: i corsi sono infatti transitati al di sotto della linea di tendenza che unisce i minimi del 21 gennaio 2016 a quelli del 13 febbraio 2018, effettuandone un pullback. Sebbene il trend di lungo sia rialzista, nel medio periodo ci si potrebbero attendere cali fino agli 80 Dollari di Hong Kong in primis, per poi passare a quota 77,85 Dollari di Hong Kong, dove passa la linea di tendenza che unisce i lows del 20 marzo 2014 a quelli del 20 gennaio 2016.
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