Spread, BTP, Bund: maneggiare con cura

Spread, BTP, Bund: maneggiare con cura

Spread, BTP, Bund: tutti ne parlano, ma cosa sono e cosa rappresentano veramente questi termini? Quali sono le variabili alla base dei loro movimenti? Con questo articolo inauguriamo una “campagna di formazione e informazione”, partendo dai termini e concetti base e via via approfondendo e analizzando i concetti più evoluti, cercando soprattutto di spiegare le dirette e concrete implicazioni di tali variabili sulla vita comune di noi tutti

L’economia diventa sempre più complessa e globalizzata, tale per cui eventi apparentemente non correlati con il nostro ecosistema economico, che accadono dall’altra parte del mondo (Usa, Cina, Paesi emergenti, etc..), sono comunque in grado di influenzarlo.

La possibile guerra nucleare tra Usa e Corea del Nord, le tensioni commerciali e i dazi Usa nei confronti della Cina, la tensione con la Russia, la guerra in Siria, la Brexit, l’opposizione all’immigrazione, il QE della BCE, la variazione dei tassi americani sono solo alcune delle variabili macro economiche e geopolitiche che hanno caratterizzato (e che in parte risultano ancora assolutamente attuali) gli ultimi 2 anni.

Per questa ragione con Money.it abbiamo deciso di iniziare una “campagna di formazione e informazione”, partendo dai termini e concetti base e via via approfondendo e analizzando i concetti più evoluti, cercando soprattutto di spiegare le dirette e concrete implicazioni di tali variabili sulla vita comune di noi tutti.

BTP, Bund, Spread: facciamo chiarezza

Iniziamo con i termini che negli ultimi mesi/anni ha avuto una maggior risonanza mediatica:

BTP decennale: è il titolo obbligazionario emesso dallo Stato italiano con una scadenza di 10 anni (per semplificare, è come il BOT ma anziché avere una scadenza entro un anno, ha una scadenza di 10 anni). Oggi il rendimento annuo che paga lo stato italiano per queste obbligazioni decennali ai suoi detentori è di circa il 2,65% annuo (al 03.07.2018).


Rendimento BTP a dieci anni; fonte: Bloomberg

Bund decennale: è il titolo obbligazionario emesso dallo Stato tedesco con una scadenza di 10 anni. Oggi il rendimento annuo che paga lo stato tedesco è del 0,30% annuo (al 03.07.2018).


Rendimento Bund a dieci anni; fonte: Bloomberg

Estremizzando e semplificando, se molti investitori comprano lo stesso titolo di Stato sale la domanda, il prezzo aumenta e dunque il suo rendimento scende, se al contrario lo vendono aumenta l’offerta, il prezzo diminuisce e il rendimento sale. Solitamente una persona compra un’obbligazione sovrana se ha fiducia nello Stato emittente e nelle capacità di restituzione dei soldi investiti, se lo vende è perché tale fiducia diminuisce e aumenta la paura che esso non possa ripagare il proprio debito.

Spread BTP/Bund: rappresenta la differenza di rendimento tra il nostro BTP a 10 anni e quello tedesco di pari scadenza. Oggi vale circa 235 punti base (al 03.07.2018).


Andamento spread BTP-Bund decennali; fonte: Bloomberg

Se lo spread sale, sempre estremizzando e semplificando, è perché gli investitori vendono il BTP (conseguentemente fanno salire il rendimento dei BTP) e comprano Bund (facendo scendere il loro rendimento). Per completezza di informazione lo spread potrebbe salire anche se nessuno vende BTP (e quindi il suo rendimento non varia) ma qualcuno compra Bund (facendo scendere il suo rendimento); oppure nessuno compra Bund ma vengono venduti BTP. In tutti questi casi, se si vende una obbligazione (BTP) o comunque si preferisce comprarne un’altra (Bund), è evidente che questo avviene perché si ha più fiducia nell’emittente del secondo titolo.

Per questa ragione lo spread è visto come un termometro nella fiducia dello Stato italiano: la salita dello Spread è vista come un atto di sfiducia nei titoli di Stato italiani (e quindi nella capacità di ripagare il BTP a scadenza) a fronte di un aumento della fiducia sui titoli tedeschi, anche se pagano un evidente tasso di interesse molto più basso (secondo il ragionamento “meglio poco interesse ma sicuro, che…”).

Alcune variabili macro alla base dei movimenti dello Spread BTP-Bund

Negli ultimi anni e fino a maggio 2018 lo spread (grafico sopra) e il rendimento dei BTP (primo grafico in sequenza) è sceso principalmente per due ragioni:

  • Il programma QE da parte della BCE;
  • Il progressivo miglioramento (dal 2015) dei due parametri economici di Maastricht che maggiormente vengono guardati dal mercato: Debito/PIL e Deficit/PIL.

QE della BCE: Quantitative easing, ossia il riacquisto da parte della BCE (Banca Centrale Europea) dei titoli di Stato di ogni nazione che appartiene alla UE (Unione Europea). Il QE si è rivelata una scelta di politica monetaria molto importante, infatti acquistando sul mercato in maniera progressiva i singoli titoli di Stato automaticamente hanno generato un abbassamento dei loro rendimenti.

Questa diminuzione dei rendimenti ha generato indirettamente una diminuzione dei tassi di interesse che le banche applicano per i finanziamenti che erogano ai loro clienti sia in termini di fido e linea di credito, sia per i mutui (EURIBOR per i tassi variabili e IRS per i tassi fissi), quindi tutto ciò ha generato uno stimolo per la ripresa della crescita economica, della produzione, dell’occupazione e dell’inflazione.

Purtroppo il QE troverà termine entro dicembre 2018, ma per il momento non finirà il riacquisto dei titoli di stato con i rispettivi titoli in scadenza.

Debito /PIL: rapporto tra il debito nominale dello Stato e il suo Prodotto Interno Lordo (PIL); se il rapporto diminuisce (cosa voluta, sperata e richiesta) vuol dire che l’incremento del PIL è stato più che proporzionale rispetto all’incremento del debito. Il Debito /PIL fissato nei parametri di Maastricht richiede che sia entro il 60%, nel 2015 l’Italia era al 132,10% e nel 2017 è stato del 131,6%.

Deficit/PIL: questo parametro rappresenta il rigore nei conti pubblici di uno Stato. Infatti il Deficit è la differenza tra le entrate (tasse) e le uscite (spesa pubblica + interessi sul debito). Maastricht richiede che sia inferiore a 3%, nel 2014 era al 3%, nel 2015 al 2,7%, nel 2016 al 2,4%, nel 2017 al 2,1%; quindi un progressivo e significativo miglioramento.

Nelle prossime pubblicazioni analizzeremo meglio e in maniera più approfondita questi importanti parametri e proseguiremo con ulteriori definizioni e sviluppo di ragionamenti economici più complessi.


Condividi questo post