Strumenti di protezione del patrimonio: il trust

Strumenti di protezione del patrimonio: il trust

Le applicazioni di questo istituto giuridico sono molteplici se si considera che ben il 70% del patrimonio mondiale è sotto trust. In Italia questa percentuale scende drasticamente, al 4%, segnalando dunque enormi possibilità di sviluppo

Il trust è un istituto giuridico di origine anglosassone riconosciuto ma non regolamentato dal nostro ordinamento. Pertanto, ogni volta che si decida di costituirne uno è necessario attenersi alla disciplina del paese a cui questo strumento fa riferimento individuando la tipologia più idonea al conseguimento dello scopo prefissato.

Sostanzialmente, il trust configura un rapporto fiduciario nel quale un soggetto (il disponente o “settlor”) si spossessa di una posizione giuridica (p.es. la proprietà di un immobile, il proprio patrimonio, la titolarità di un diritto, ecc.ecc. tecnicamente definita “trust property” o “trust fund”) trasferendola ad un amministratore/gestore (il “trustee”) nell’interesse di un altro soggetto (il beneficiario o “beneficiary”) oppure per il raggiungimento di un determinato scopo.

Le “posizioni giuridiche” sono separate dal patrimonio del gestore e vengono amministrate seguendo le istruzioni del disponente. Una quarta figura, il “guardiano” o “protector”, garantisce la correttezza delle attività svolte dall’amministratore e, eventualmente, la sua sostituzione.

Le principali applicazioni di questo istituto possono essere riassunte come segue:

  • Protezione patrimoniale: per la propria natura segregativa il trust permette la protezione del patrimonio da possibili aggressioni per chi svolge attività imprenditoriali o professionali rischiose (p.es. medici, avvocati, commercialisti, funzionari…) isolando i beni personali da quelli aziendali o lavorativi. Lo stesso vale anche in caso di particolari comportamenti avventati (p.es. uso di stupefacenti e gioco d’azzardo);
  • Finalità successorie: in considerazione della lunga durata di questo istituto, è possibile mantenerlo attraverso più generazioni realizzando obiettivi di lungo periodo e ottimizzando la fiscalità successoria. Inoltre, può essere utile per preservare e tutelare la ricchezza della famiglia in caso di manifesta incapacità amministrativa degli eredi;
  • Particolari tutele: in caso di soggetti minori o diversamente abili con il trust è possibile garantire e pianificare l’assistenza e il sostegno necessari come, ad esempio, in caso di premorienza o di incapacità dei genitori per sopraggiunti limiti di età;
  • Riservatezza: trattandosi di un rapporto fiduciario e prevedendo l’interposizione di un terzo (il “trustee”) il trust può schermare eventuali soggetti ed essere utilizzato in operazioni di acquisizione e controllo di enti o società.

Altri scopi comunemente utilizzati possono essere la beneficenza, com’è molto comune nei paesi anglosassoni, oppure l’ottimizzazione fiscale - ma con le dovute cautele per evitare la revoca per illegittimità e pesanti sanzioni. Le applicazioni sono certamente molteplici se si considera che ben il 70% del patrimonio mondiale è sotto trust. Nel nostro Paese, tuttavia, i numeri restano ancora ad una cifra intorno al 4% e le possibilità di sviluppo sono, evidentemente, molto importanti.


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