Fintech e risparmio gestito: l’impatto sarà dirompente
Quale impatto avrà il Fintech sull’industria del risparmio gestito?
A rispondere alle domande di Money.it è stato il Dottor Riccardo Ambrosetti, fondatore e presidente di Ambrosetti Asset Management SIM, incontrato oggi in occasione del Fintech Innovation di Roma .
A lui abbiamo chiesto un parere sulla relazione che l’industria del risparmio gestito costruirà con il Fintech e a lui abbiamo ancora domandato in che modo queste innovazioni straordinarie rivoluzioneranno anche la vita dei singoli individui.
Dott. Ambrosetti, è indubbio che il Fintech avrà un impatto dirompente sul mercato e sulle persone, ma in che modo rivoluzionerà il settore del risparmio gestito?
“Sicuramente ci sarà un impatto rivoluzionario dell’approccio Fintech. Però temiamo che esso risulti nei tempi molto lento. Questo perché quello finanziario è un ambiente molto tradizionale a livello culturale e molto protetto a livello normativo e quindi fa fatica a recepire grandi cambiamenti nel breve termine.
Di sicuro ci sarà in prospettiva anche un riposizionamento delle capacità delle persone. Ancora oggi c’è personale occupato in attività che in altri ambienti hanno già assistito ad una sostituzione da parte delle macchine. Non abbiamo un timore a livello di occupazione, però pensiamo che la parte di approccio dedicata alle persone debba essere qualitativamente superiore a quello che c’è oggi.”
Qualche tempo fa alcuni quotidiani nazionali hanno parlato di robo advisor ancora poco diffusi e poco interessanti per gli italiani. Qual è il motivo che, secondo lei, ci colloca tra i fanalini di coda in questo ambito? Scarsa cultura finanziaria?
“C’è un problema che è europeo ma che è ancora più forte in Italia. Riguarda chi ha il risparmio, chi ha la preoccupazione di investire i soldi. Le statistiche indicano che oltre il 70% del risparmio è in mano a persone che hanno più di 50 anni. L’approccio alla tecnologia è invece più nativo nelle persone più giovani che quindi avrebbero più facilità nell’approfittare di certe offerte, ma non hanno la materia prima che è il risparmio purtroppo.
D’altro canto credo che ci sia un processo ancora non compiuto di rivisitazione da parte del risparmiatore della dipendenza cognitiva e affettiva verso la banca che per molti è stato l’istituto che si trasferiva da padre in figlio. C’è gente che è cliente della stessa banca da 70 anni, una cosa che in altri ambienti non esiste. Si è compreso che l’offerta va gestita in altra maniera, che bisogna essere più aperti al cambiamento da parte dei risparmiatori però questi sono processi un po’ lenti.
Posso anche indicare un terzo aspetto. L’offerta che viene oggi proposta dal punto di vista dei robo advisor è per certi versi sempre la stessa, inscatolata in maniera semplicemente più innovativa. Forse anche questo aspetto di un’offerta non sempre accattivante frena un po’ in questa fase lo sviluppo.”
Ancora sul fronte Fintech e robot, pensa che elimineranno del tutto la necessità di capitale umano nel settore (con ovvie ricadute occupazionali)?
“Sicuramente i robo advisor hanno lo scopo di ampliare la fascia di clientela sulla quale collocare i servizi. Se parliamo di risparmio, oggi di fronte ad una persona che deve investire cinquecento o mille euro il sistema ritiene diseconomico servirla in una maniera puntuale.
Domani, con un approccio governato dalle macchine (che hanno il vantaggio di scalare l’infinito) si potrà andare ad aiutare una fascia di clientela più abbandonata.
Salendo di livello, però, la mia opinione è che per l’imprenditore tutt’ora attivo e che ha dei risparmi veramente importanti (e son pochi dato che il risparmio è concentrato) sarà più difficile e dunque la componente umana risulterà insostituibile.”
Fonte: https://www.money.it/fintech-e-risparmio-gestito-impatto-dirompente
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